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“Ricongiungimento familiare? A Roma rispondiamo entro novanta giorni”

Prima ci voleva un anno e mezzo. Sportello Unico a pieno regime tra flussi, regolarizzazione, test di italiano e corsi di formazione. Ma proprio ora che arriva l’accordo di integrazione, sta per “scadere” la maggior parte del personale. Colloquio con il dirigente Ferdinando Santoriello

 

Roma – 14 ottobre 2011 – “Trattiamo circa  cinquemila ricongiungimenti all’anno. Ormai, tra la richiesta e la consegna del nulla osta passano al massimo novanta giorni”.

Ferdinando Santoriello, dirigente dello Sportello Unico per l’Immigrazione della capitale, rivendica con fierezza uno dei risultati raggiunti dal suo ufficio. Atteggiamento che appare giustificato se si considera che fino a due anni fa, quando assunse l’ incarico, gli immigrati che chiedevano di riunire la famiglia aspettavano anche un anno e mezzo prima di ottenere una risposta.

“Merito di una riorganizzazione del lavoro e delle procedure, insieme ad una forte digitalizzazione” dice il viceprefetto. “Per i ricongiungimenti, ad esempio, ora nel corso del primo appuntamento con i richiedenti controlliamo subito i documenti e se tutto è a posto rilasciamo già il nulla osta. Abbiamo poi informatizzato il protocollo e scannerizziamo tutti i documenti per avere dei fascicoli elettronici”.

Anche la patata bollente della regolarizzazione sembra essersi ormai raffreddata. “Avevamo trentatremila domande, ne rimangono da smaltire solo mille. Sono quelle più problematiche, per le quali, per esempio, sono in corso indagini per approfondire situazioni poco chiare, e in alcuni casi sono stati avviati procedimenti penali. Poi naturalmente ci sono i ricorsi ancora aperti”.

Intanto si continua  a lavorare per i flussi di ingresso. A Roma sono state presentate poco meno di  trentamila domande, ma le quote a disposizione sono dodicimila. Lo Sportello Unico ne ha già assegnate ottomila, mentre per quattromila domande si attendono integrazioni. Quando finirete? “Entro la prossima primavera” dice il dirigente.

Santoriello e i suoi gestiscono anche le prenotazioni dei test di italiano ormai obbligatori per chi vuole la carta di soggiorno. “Quest’anno abbiamo organizzato duecento sessioni per 8mila persone, negli oltre trenta ctp della provincia. Le convocazioni arrivano molto prima dei sessanta giorni previsti dalla legge, in Italia siamo tra quelli che hanno convocato più persone in meno tempo” assicura.

L’anno scorso, utilizzando un finanziamento europeo, lo Sportello ha anche organizzato corso di formazione sul diritto dell’immigrazione e sulle procedure di sua competenza. “Ci ha permesso di professionalizzare molti immigrati, con lezioni teoriche e stage presso di noi. Ora molti di loro lavorano in agenzie di pratiche per stranieri, nei Caf e nei patronati”.

I fondi di Bruxelles sono finiti, ma l’esperienza di ripete anche quest’anno grazie a una collaborazione con l’Università Popolare di Roma. Lo Sportello Unico sarà infatti partner scientifico di un “corso per esperto in mediazione culturale”, che avrà anche in questo caso lezioni teoriche ed esperienze sul campo. “È formazione professionale, ma l’esperienza nei nostri uffici riesce anche a ridurre la distanza tra istituzioni e utenti, a far capire come lavoriamo, a diminuire i conflitti e a trovare soluzioni”.

Di soluzioni ne servono molte, soprattutto ora che all’orizzonte c’è l’entrata in vigore dell’accordo di integrazione. Tra poco toccherà infatti allo Sportello Unico spiegare e far firmare l’accordo a tutti i nuovi arrivati (anche un centinaio al giorno) e poi, dopo due mesi, riconvocarli per un minicorso di educazione civica.

“Il difficile – ammette il dirigente – arriverà però due anni dopo l’ingresso, quando dovremo verificare se l’immigrato ha centrato gli obiettivi dell’accordo, valutando tutti gli elementi che danno o tolgono punteggio. Senza contare lo sforzo che servirà a uniformare i criteri di valutazione adottati dagli operatori che tratteranno le pratiche”.

L’esito della sfida dipende soprattutto dal personale che dovrà affrontarla. Oggi con Santoriello, mediatori culturali e stagisti a parte, lavorano più di trenta persone. “Lavoriamo quasi esclusivamente per appuntamenti e riusciamo a tenere aperti ininterrottamente 14 sportelli dalle 8 alle 16. Se diminuisse il personale avremmo meno sportelli, rallenterebbero le convocazioni e si allungherebbero i tempi di definizione delle pratiche”.

Uno scenario, quest’ultimo, drammaticamente realistico, perché anche a Roma i dipendenti a tempo indeterminato sono in minoranza, appena dieci. Tutti gli altri sono “precari dell’immigrazione”, lavoratori a tempo determinato che scadranno a fine dicembre e vedono avvicinarsi quella data nel silenzio del governo, in un clima di tagli che lascia poco spazio alle illusioni.

“Sono giovani che lavorano da anni con noi, ormai sono pienamente autonomi, hanno una conoscenza approfondita delle procedure e del sistema informatico. Sono la spina dorsale dello Sportello Unico” dice Santoriello. Ed è chiaro che, senza spina dorsale, lo Sportello Unico per l’Immigrazione di Roma, che finalmente viaggia a pieno regime, dovrà inevitabilmente fermarsi.

Elvio Pasca

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