Il Milleproroghe ha fatto slittare nuovamente il termine per utilizzare dichiarazioni sostitutive per i permessi di soggiorno e altre procedure riguardanti l’immigrazione. La Pubblica Amministrazione non riesce a far dialogare le sue banche dati
Roma – 7 gennaio 2014 – Il 2014 per gli stranieri in Italia si apre con una conferma attesa, ma tutt’altro che gradita: dovranno continuare a mettersi in fila agli uffici della pubblica amministrazione, per chiedere documenti da portare in altri uffici della pubblica amministrazione. Alla faccia della semplificazione.
Tutt’altro che semplice è anche il percorso che ha portato a questa situazione, sembra anzi un labirinto fatto di eccezioni e proroghe. Proviamo a ripercorrerlo.
Una legge in vigore dall’inizio del 2012, prevede che gli uffici pubblici non possono richiedere o rilasciare certificati che contengano dati già in possesso di altri uffici pubblici e che devono essere utilizzati nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Esempio: l’Inps non può chiedere uno stato di famiglia, deve accettare un’autocertificazione ed eventualmente verificarla con l’anagrafe del Comune.
Quella stessa legge fa però un’eccezione: non vale per “le speciali disposizioni contenute nelle leggi e nei regolamenti concernenti la disciplina dell’immigrazione e la condizione dello straniero”. Esempi: se chiedo il rinnovo di un permesso di soggiorno per studio, dovrò portare in Questura un certificato dell’Università che dice che sono in regola con gli esami, se chiedo un permesso per attesa occupazione dovrò portare un certificato di iscrizione alle liste di collocamento.
Quell’eccezione era dettata dal fatto che all’inizio del 2012, tanto per utilizzare gli stessi esempi, non c’era ancora un valido collegamento telematico tra le banche date di Questure, Università e Centri per l’Impiego, che consentisse di verificare facilmente eventuali autocertificazioni presentate dai cittadini stranieri.
Una situazione, si sperava, provvisoria, tanto che nella primavera del 2012 un’altra legge aveva eliminato quell’eccezione, prevedendo che il ricorso alle autocertificazioni fosse possibile anche nelle pratiche degli immigrati. La novità doveva scattare però dal 1 gennaio 2013, in modo che la Pubblica Amministrazione potesse intanto collegare le varie banche dati.
Quel collegamento, a quanto pare, si è rivelato molto più difficile del previsto. E così, di norma in norma, sono arrivate altre proroghe: prima al 30 giugno 2013, poi al 31 dicembre 2013. Chi a Capodanno sperava di brindare anche a un 2014 più semplice, però, è rimasto deluso. Tra le Mille Proroghe dell’omonimo decreto varato faticosamente a fine dicembre dal governo, ce n’è infatti anche una sulle autocertificazioni degli immigrati.
Lo spumante torna in frigo, rimettersi in fila. Fino a quando? Il decreto dice 30 giugno 2014, ma visti i precedenti è difficile crederci.
Elvio Pasca