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Bankitalia: “Immigrati fondamentali per l’economia”

Secondo il vicedirettore generale Tarantola i lavoratori stranieri sono una ricchezza, anche perché fanno lavori complementari  

Roma – 27 giugno 2009 – Gli immigrati sono ‘fondamentali’ per l’equilibrio dei conti pubblici, il funzionamento del mercato del lavoro e l’offerta di servizi alla persona e in prospettiva rappresentano un grande contributo alla crescita dell’economia. È l’opinione del vicedirettore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, espressa nel corso della sua lectio magistralis nel quadro del Simposio ‘Economia solidale e sviluppo sostenibile’ organizzato dalla Fondazione Sorella Natura.

"In un sistema economico come il nostro – ha detto Tarantola – in cui il tasso di dipendenza demografica (il rapporto tra il numero di persone di età superiore ai 65 anni e quelle in età da lavoro) è elevato e destinato ad aumentare notevolmente, il contributo di nuove forze, socialmente e professionalmente integrate, è e sarà di fondamentale importanza per il mantenimento degli equilibri macroeconomici e di finanza pubblica, per il funzionamento del mercato del lavoro, per la disponibilità di servizi alla persona".

"Da questi punti di vista – ha aggiunto il vicedirettore generale – i lavoratori stranieri sono una ricchezza. Un contributo, in prospettiva, alla crescita dell’economia. Tra l’altro la loro incidenza nella popolazione residente in Italia è ancora molto inferiore a quella che si osserva nei principali paesi europei, ma il cambiamento è stato rapido e intenso. Ha posto problemi inediti per il nostro paese, cogliendo talvolta impreparate istituzioni e popolazione. La crescente rilevanza di flussi migratori di uomini e donne alla ricerca di migliori condizioni di vita pone rilevanti questioni di ordine civile, sociale e culturale nei paesi di destinazione. Può generare tensioni – ha aggiunto – in particolare nei segmenti della società che percepiscono l’arrivo di cittadini stranieri come una minaccia per la propria condizione economica e sociale".

"Come in altri paesi avanzati interessati da flussi migratori rilevanti – ha evidenziato Anna Maria Tarantola – gli immigrati tendono a occupare prevalentemente posizioni lavorative che i nativi sono restii a ricoprire. Vi è una complementarità tra i lavoratori stranieri e quelli originari del Paese, con effetti minimi sulle retribuzioni e sulle prospettive occupazionali di questi ultimi. Nel caso dei lavoratori più qualificati e delle donne – ha spiegato – che maggiormente beneficiano dell’aumento dell’offerta di lavoro in occupazioni a bassa qualifica e nelle mansioni di assistenza e cura, gli effetti della presenza di stranieri sembrano anzi essere positivi. Le diverse caratteristiche demografiche e gli elevati tassi di occupazione degli immigrati avrebbero inoltre avuto ripercussioni positive, almeno nel breve periodo, sui conti pubblici".

Dunque, secondo il vicedirettore di via Nazionale finora gli immigrati hanno soddisfatto una domanda di lavoro che proveniva dal sistema produttivo italiano, seguendo linee di sviluppo spontanee, "come testimoniato dai provvedimenti di regolarizzazione più volte adottati dai governi dagli anni novanta in poi". "Il governo dei flussi migratori – ha sottolineato – richiede ora che si adotti una visione di più lungo periodo, poiché la popolazione immigrata contribuirà in misura significativa a definire l’offerta di lavoro e la qualità del capitale umano disponibili nel prossimo futuro in Italia. Con l’intensificarsi dei flussi in ingresso, anche i piani di vita degli immigrati prevedono una più lunga permanenza nel nostro paese".

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