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Boldrini ai leghisti: “Basta insulti razzisti contro Cécile Kyenge”

La presidente della Camera: “È una minoranza chiassosa che cerca di intimidire, gettano discredito sulle istituzioni”

Roma – 22 gennaio 2014 – Basta insulti razzisti contro Cécile Kyenge da parte di una “minoranza chiassosa” che getta discredito sulle istituzioni.

Il presidente della Camera Laura Boldrini ha incontrato oggi Kyenge, le ha espresso solidarietà e ha richiamato con parole molto dure, anche senza citarli mai direttamente, gli esponenti della Lega Nord che nei giorni scorsi hanno rinfocolato i loro attacchi contro la ministra dell’Integrazione.

“Ritengo inaccettabile che rappresentanti di istituzioni locali, regionali o nazionali insultino la ministra solo per il colore della sua pelle. E’ una cosa che ci dovrebbe fare sentire tutti a disagio” ha detto Boldrini. “Le ho voluto manifestare il mio sostegno e dirle di non scoraggiarsi perché gli italiani sono con lei e chi la insulta, invece, è solo una minoranza chiassosa che cerca di intimidire. Non saranno le azioni eclatanti di singoli o di piccoli gruppi a mettere in discussione il grande lavoro che sta facendo Cécile Kyenge.

“Chi svolge ruoli istituzionali – ha aggiunto Boldrini – dovrebbe sapersi confrontare sul terreno delle idee e non attraverso gesti inammissibili che gettano discredito sulle istituzioni nel nostro Paese e all'estero". "Vorrei che l’Italia valicasse le frontiere nazionali per le cose buone che vengono fatte e non per queste sterili provocazioni”.

Kyenge ha ringraziato il presidente della Camera “per questa voce forte, della quale il nostro Paese ha bisogno per far capire che si tratta appunto di una minoranza chiassosa, diversamente dal sostegno che incontro sul territorio, che è maggioranza silenziosa che ha ben presente quali siano i valori della solidarietà e della nostra Costituzione”.

“È anche importante .- ha aggiunto la ministra – recuperare linguaggio, comportamento e consapevolezza del ruolo che rivestiamo, la consapevolezza che se siamo all’interno delle istituzioni. Dovremmo essere prima di tutto rispettosi del nostro ruolo e del luogo dove siamo e della posizione che rivestiamo. Quindi degni, ma anche rispettosi del nostro Paese”.


 

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