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Brescia si rimangia il bonus bebè

Il giudice ordina di darlo anche gli immigrati. Il Comune risponde: "Non lo avranno neanche gli italiani" Roma – 10 febbraio 2009 – Dare mille euro anche ai neogenitori immigrati? Mai. Piuttosto, non li diamo neanche agli italiani. 

È la posizione (o la ripicca?) del comune di Brescia, bocciato due settimane fa da un tribunale per aver riservato il bonus bebè alle famiglie con almeno un genitore italiano. Una discriminazione, ha deciso il giudice, che ha intimato all’amministrazione comunale di aprire anche alle domande di mamme e papà immigrati.

La sentenza però non è andata giù al sindaco Adriano Paroli e quindi il Comune ha presentato reclamo. Fin qui, tutto normale, ma il 30 gennaio è arrivato il colpo di scena. Non paga di tentare di chiarire la sua posizione per vie legali, la giunta ha pensato bene, nell’attesa, di eliminare del tutto il bonus bebè.

Una nuova delibera  ha annullato la delibera che aveva istituito il bonus, privando così dei mille euro anche i genitori italiani. La giustificazione della giunta è che “l’estensione del beneficio a tutti gli stranieri in possesso dei requisiti risulterebbe in contrasto con la finalità prioritaria di sostegno alla natalità delle famiglie di cittadinanza italiana che si prefiggeva questa amministrazione”.

Insomma, Paroli e i suoi sostengono che dando i mille euro anche agli immigrati non sosterrebbero  la fertilità degli italiani. Il ragionamento fila? Forse no, ma in nome di questa logica zoppicante le famiglie più povere visitate dalla cicogna a Brescia  dovranno fare a meno del bonus. E qualcuno penserà che la colpa non è della giunta, ma degli immigrati.

L’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, che insieme a quattro genitori stranieri aveva fatto bocciare la prima delibera, ha presentato un nuovo ricorso anche conto la marcia indietro del Comune. Inoltre, ha portato il caso Brescia all’attenzione di Bruxelles, presentando un esposto alla Commissione Europea, mentre  l’eurodeputata  Donata Gottardi ha scritto un’interrogazione.

“Il Comune di Brescia vuole scavalcare la legge, inserendo principi di distinzione non previsti” sottolinea l’avvocato Alberto Guariso (Asgi). “Così sollecita a una divisione e a un conflitto sociale del quale non c’è davvero bisogno. E fa passare il messaggio, sbagliato e pericolosissimo, che le azioni di parità sono un danno per tutti”

Elvio Pasca

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