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Bucarest: “L’Italia discrimina i romeni”

La protesta del premier Tariceanu per il censimento nei campi nomadi. Il governo italiano: "Accuse ingiustificate"

Roma – 17 luglio 2008 – Il censimento nei campi nomadi, soprattutto la raccolta delle impronte digitali, ha reso tesi i rapporti tra Roma e Bucarest

Il governo romeno "non può accettare che i cittadini romeni siano sottoposti a soprusi e a pratiche discriminatorie che non rispettano la dignità della persona umana" scrive il premier Calin Popescu Tariceanu in un messaggio inviato all’Italia attraverso l’ambasciatore a Bucarest Daniele Mancini.

"Per il governo romeno, così come per gli altri stati europei, il rispetto dei diritti umani è una priorità ", dice Tariceanu nel testo riportato oggi dall’agenzia romena Mediafax. Nello stesso messaggio, il primo ministro sottolinea che "una parte importante della popolazione romena che vive in Italia è preoccupata, colpita dalle misure delle autorità italiane. Queste persone vogliono sentire che il governo romeno si fa garante dei loro diritti, che lo Stato italiano deve rispettare".

Non si è fatta attendere la risposta del nostro ministero degli Esteri, secodno il quale le dichiarazioni di Tariceanu sono "probabilmente dettate da una conoscenza incompleta delle iniziative legislative recentemente adottate".

Nel ricordare l’apprezzamento esistente in Italia nei confronti delle "qualità professionali ed umane della grande maggioranza dei lavoratori e cittadini romeni residenti nel paese", una nota della Farnesina rileva che "una minoranza di essi" si è resa "responsabile di reati che hanno profondamente colpito l’opinione pubblica", richiedendo così misure adatte per "controlli più efficaci, non certo basati su criteri di nazionalità".

Anche il ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, ha definito "assolutamente ingiustificate e destituite di ogni fondamento le preoccupazioni del premier". La raccolta delle impronte punta "esclusivamente a conoscere l’identità di coloro che vivono nel nostro Paese", ed  è qindi "una forma di garanzia per i bambini che vivono in condizioni drammatiche nei campi nomadi".

 Tali critiche, ha aggiunto Ronchi, sono ulteriormente "prive di senso" visto che oggi si è deciso di inserire " impronte sulle carte d’identità di tutti i cittadini italiani". Un provvedimento – secondo il ministro – dal "forte valore simbolico, che disinnesca definitivamente le polemiche di queste settimane".

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