Roma, 22 gennaio 2024 – Il gesto coraggioso di Mike Maignan nel lasciare il campo dopo gli insulti razzisti riporta alla memoria un episodio simile avvenuto quasi 20 anni fa. Il 27 novembre 2005, durante la partita Messina-Inter, Marco André Zoro fu vittima di fischi e insulti razzisti da parte della tifoseria nerazzurra. Quel giorno, Zoro minacciò di abbandonare il campo, segnando un momento storico e speranzoso di svolta nel calcio italiano.
Tuttavia, il triste paradosso emerge nel constatare che, nonostante il gesto di Zoro e le promesse di cambiamento, la situazione non è affatto migliorata nel corso degli anni. La cronaca del calcio italiano sembra ripetersi stagione dopo stagione, con episodi più o meno gravi di razzismo, cori antisemiti o territoriali, tutte variazioni sullo stesso tema sconcertante.
Il recente episodio con Maignan riflette una triste costante nel mondo del calcio, dove la lotta contro la discriminazione negli stadi si rivela tremendamente complicata. Nonostante le modifiche alle regole nel 2019, che prevedono la possibilità di interruzione temporanea della gara e la sospensione per un massimo di 45 minuti in caso di annunci razzisti da parte del pubblico, sembra che ancora non sia sufficiente.
Le proposte di sanzioni esemplari, come la chiusura dello stadio per svariate giornate o la perdita della partita a tavolino, sollevano dubbi sulla giustizia di tali provvedimenti e sui possibili effetti collaterali su tifosi perbene che potrebbero essere colpiti ingiustamente.
La vera sfida sembra essere quella di individuare e perseguire i veri responsabili. Il Daspo emanato l’anno scorso nei confronti di tifosi bianconeri per gli ululati contro Lukaku durante Juventus-Inter ha rappresentato un intervento rivoluzionario, dando la sensazione di poter finalmente punire chi è davvero l’autore dei cori razzisti.
Tuttavia, la soluzione potrebbe essere ancora una volta extra-calcistica, con la necessità di avere un controllo capillare sulle curve e di individuare i responsabili in modo più efficace. La giustizia sportiva, sembra, rimarrà sempre un po’ inadeguata.
Il calcio italiano attende ora di vedere se il gesto di Maignan porterà a un cambiamento concreto e se le autorità sapranno individuare e punire i responsabili di questo ennesimo episodio di razzismo negli stadi. Nel frattempo, il calcio italiano continua a rimediare figuracce che rendono urgente la necessità di affrontare il problema con azioni concrete e durature.