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CAMORRA:AGGUATI; IMMIGRATI, SIAMO VITTIME NON DELINQUENTI

(ANSA) – CASTEL VOLTURNO (CASERTA), 21 SET – "Non facciamo affari con la camorra. Anzi, siamo sfruttati e nessuno ci difende". Gli immigrati di Castel Volturno (Caserta), 7000 quasi tutti africani, questa mattina hanno convocato una conferenza stampa per chiedere di non essere criminalizzati. Dopo la strage di giovedì sera nella quale hanno perso la vita sei stranieri, gli immigrati non ci stanno e questa mattina hanno incontrato i giornalisti per dire che loro "sono vittime e non delinquenti". Insomma, escludono fermamente che alcuni dei sei uccisi siano stati implicati in affari loschi. Secondo gli investigatori, però, ad armare la mano dei killer sarebbe stato il clan dei Casalesi, forse per un regolamento di conti nel fiorente affare dello spaccio della droga. Le indagini vanno avanti: in zona saranno inviati altri 400 agenti delle forze dell’ordine ma già da giovedì i controlli sono assai serrati con numerosi posti di blocco. "La maggior parte degli stranieri lavora onestamente – ha detto Fabio Basile, del centro sociale ex Canapificio di Caserta a nome delle comunità immigrate di Castel Volturno -. Delle sei vittime me conosco personalmente tre e sul conto di altre tre ho raccolto almeno cento testimonianze che riferiscono che erano onesti lavoratori". Dopo la clamorosa protesta di venerdì, quando sono stati rovesciati cassonetti e capovolte delle auto bloccando così per ore il traffico lungo la statale Domiziana, gli immigrati ora chiedono maggiore sicurezza. Questa mattina hanno denunciato condizioni di vita precarie: in molti lavorano nei campi o nei cantieri per 25 euro al giorno e sono costretti a vivere in appartamenti super affollati – anche in 9 in una sola abitazione – pagando 50 euro ciascuno di fitto. E temono che con l’arrivo dei 400 uomini delle forze siano solo rafforzati i controlli contro i clandestini, rispedendo al di là dei confini quanti non hanno i documenti in regola. "I problemi di questa zona che si trascinano avanti da anni – spiega l’arcivescovo di Capua, mons. Bruno Schettino – non si risolvono cacciando gli immigrati che vivono onestamente, facendo lavori umili che altri non intendono fare. Qui serve un piano organico di intervento". La diocesi di Capua gestisce lungo la Domiziana una struttura, la fondazione Fernandez, che accoglie stabilmente girono e notte 60 stranieri e apre le porte della sua mensa a circa 100 persone. Anche Schettino crede che le sei vittime della strage non erano coinvolte in affari loschi: "Non ho elementi certi in tal senso ma ho una sensazione molto forte". Ma con altrettanta fermezza il vescovo di Capua esclude che si sia trattato di un agguato di natura razzista: "In questa nostra terra la gente è aperta alla cultura della accoglienza". Intanto, gli immigrati già pensano ai funerali delle sei vittime. Nel pomeriggio di oggi si sono riuniti dinanzi alla sartoria dove è avvenuta la strage ed hanno discusso a lungo su come svolgere il rito funebre, che si potrebbe tenere proprio a Castel Volturno. Si attende che la magistratura dia il via libera. (ANSA).

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