Ci sono gli stupri. Sono reati odiosi e ci sono da sempre. Ma oggi c’è di più: capita che il giornalista dia subito un’etichetta al presunto colpevole. Non conta ciò che hanno fatto, conta ciò che sono: "Stranieri, probabilmente albanesi", oppure "individui con accento africano"…
Capita, poi, che gli amici di un barista ucciso, tutti ultrà del Varese Calcio, scatenino una caccia all’uomo e riempiano di botte un giovane albanese fermo ad aspettare l’autobus. "Non doveva passare di lì", dicono dopo il pestaggio. Il giornalista de "La Padania" si complimenta perché hanno colpito "uno dei tanti nullafacenti in giro per Varese". "Il grave non è quello che avete fatto – dice il valente cronista – il grave è che vi arrestino". Loro ringraziano e aggiungono, da padri e mariti quali sono: "Infatti! Se ci danno l’ergastolo, poi la famiglia chi la mantiene?".
Ragazzate, dice qualcuno. Ma poi capita di leggere sulla prima pagina de "Il Giornale" la seguente tesi: 1) lo stupro è un modo per fare la guerra, infatti da sempre gli eserciti vincenti violentano le donne dei popoli vinti; 2) il pene è un’arma, quindi gli autori di stupro vanno incriminati per "tentato omicidio". E fin qui siamo al folclore, alla facile sociologia applicata al diritto penale. Ma c’è anche il punto 3): gli immigrati in Italia ci disprezzano perché si accorgono che siamo dei deboli, o meglio dei "ricchi vigliacchi che non difendono la propria patria, che elargiscono con compiaciuta benevolenza cibo, vestiti, scuole per integrarli"; così gli stranieri, persuasi ormai di essere ad un passo dalla vittoria, continuano ad invaderci e, per ulteriore sfregio, stuprano le nostre donne.
Il ragionamento (si fa per dire) è firmato Ida Magli, e riprende una corrente intellettuale che parte da Oriana Fallaci e coinvolge tanti improvvisati difensori dell’Europa Cristiana contro una fantomatica invasione islamica. E poco importa che la Chiesa cattolica sia dalla parte della solidarietà e che un politico cattolico come il ministro dell’Interno Pisanu abbia ribadito in Parlamento che è vero, la legalità è al primo posto, ma clandestino non vuol dire necessariamente criminale; poco importa, infine, che siano cattolici la gran parte degli immigrati in Italia.
Poco importa alle tante idemagli d’Italia, emuli degli ultrà del Varese, che gli immigrati siano gente che cerca lavoro e dignità, proprio come gli italiani di cinquant’anni fa. E che furono gli immigrati italiani, con i loro sacrifici e gli sputi in faccia, ad aver costruito la civiltà che oggi qualcuno vorrebbe incrinare con l’odio razzista.
(24 giugno 2005)
Sergio Talamo