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Caporalato. “Punire le imprese che sfruttano e tutelare i lavoratori che denunciano”

FLai Cgil sulla schiavitù nei campi. “Morti sul lavoro e tragedie umane.  Istituire una commissione parlamentare d’inchiesta”

 

Roma – 21 agosto 2015- Servono più strumenti per combattere lo sfruttamento sui campi. Dalle sanzioni contro le aziende che si servono dei caporali per reclutare manodopera a una commissione parlamentare d’inchiesta che faccia luce su questa nuova forma di schiavitù in Italia. 

A chiederlo è il sindacato Flai Cgil. “I casi di morti sul lavoro e le tragedie umane – afferma il segretario nazionale Giovanni Mininni – che si stanno susseguendo in questi giorni in agricoltura, denunciano un sistema che non regge piu’. Sono casi che parlano di caporalato, che è un odioso sistema di collocamento al lavoro e di ‘servizio all’impresa’ che sa di anni passati e che si pensava non esistesse piu'”.

“Le denunce della Flai – sottolinea il sindacalista – che da anni vengono fatte in tutto il Paese, hanno portato alla luce questa pratica ripugnante che solo da pochi anni è riconosciuta come reato penale e punita da una legge che, seppure abbiamo fortemente voluto, risulta di difficile applicazione perche’ non interviene verso le aziende che si servono dei caporali e non tutela i lavoratori, soprattutto se immigrati, nel momento in cui vogliono sporgere denuncia”.

 “Queste tragedie – spiega Mininni – parlano di un sistema di sfruttamento, di cui il caporalato è solo un aspetto, nel quale sono costretti a cadere i lavoratori agricoli in molte zone del Paese. O si accettano quelle regole (sotto salario, orari di lavoro lunghissimi, tutele e diritti inesistenti) oppure non si lavora. E chi ha bisogno di un reddito per la propria famiglia accetta in silenzio e spesso nella paura. E cio’ che accade denuncia un’altra cosa che alla Flai-Cgil e’ stata sempre nota: il caporalato e lo sfruttamento degli operai agricoli non riguardano solo i lavoratori immigrati ma anche gli italiani”.

Il ministro Martina, afferma il sindacalista, “fa bene a prendere posizione e il caporalato va combattuto in maniera ferma e decisa come la mafia, anche perche’ la situazione e’ molto complessa. Oltre a punire chi si serve dei caporali, si devono escludere dai finanziamenti pubblici e della Pac quelle imprese scoperte a sfruttare gli operai agricoli”.

Inoltre, “non esiste un luogo di incontro della domanda e offerta di manodopera in agricoltura e la Rete del lavoro di qualità, che pure potrebbe essere un utile strumento di controllo del mercato del lavoro agricolo, rischia di partire monca di quella parte che ancora giace alla Camera nel ‘collegato agricolo’ e di essere poco efficace se non sara’ in grado di espellere le imprese illegali dalla Rete stessa”.

Per questo “chiediamo al ministro che spinga per una rapida approvazione del Collegato agricolo e che alla Rete possano iscriversi, e restare iscritte, solo quelle imprese che applicano le leggi e i contratti di lavoro“.

E “chiediamo al ministro Martina e al governo l‘istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, perche’ la complessita’ del tema – conclude Mininni – coinvolge diversi aspetti istituzionali, sociali ed economici che vanno indagati in maniera approfondita, anche alla luce dei cambiamenti degli ultimi anni della struttura produttiva agricola del Paese”.

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