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Caporali e criminalità organizzata sfruttano il Decreto Flussi: 1500 euro per un ingresso regolare in Italia

Roma, 21 maggio 2024 – L’allarme è stato lanciato: i caporali, da anni protagonisti dello sfruttamento dei lavoratori migranti irregolari, hanno trovato un nuovo modo per lucrare sul fenomeno migratorio, infiltrandosi nel meccanismo del decreto flussi. Con un pizzo medio di 1.500 euro, questi intermediari criminali promettono un ingresso regolare in Italia attraverso la chiamata diretta del datore di lavoro, ma spesso si traduce in una truffa per gli aspiranti migranti.

Il decreto flussi, varato dal governo Meloni, prevede l’ingresso di 450.000 lavoratori stranieri nei prossimi tre anni, garantendo un contratto di lavoro. Tuttavia, numerosi migranti, dopo essere entrati regolarmente in Italia, vedono svanire i loro datori di lavoro, rimanendo senza contratto e permesso di soggiorno. Questo li rende vulnerabili allo sfruttamento da parte dei caporali e delle organizzazioni criminali.

Le indagini dei carabinieri e dell’ispettorato del lavoro hanno rivelato un’attività lucrativa per molti, dai singoli truffatori ai consulenti e intermediari affiliati alle organizzazioni criminali. «Un’attività estremamente remunerativa che fa gola a molti», spiega il colonnello Verticchio del nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri di Lecce. Tuttavia, le risorse limitate non permettono un controllo capillare su tutte le 550.000 pratiche ricevute, costringendo gli ispettori a esaminare solo un campione basato su indici di rischio.

Un dato significativo riguarda le anomalie regionali: la Campania ha ottenuto 231.000 ingressi legali, il triplo della Lombardia, nonostante quest’ultima abbia un tessuto imprenditoriale più avanzato e un basso tasso di disoccupazione. La sproporzione solleva dubbi e sospetti, suggerendo una possibile infiltrazione criminale.

Il meccanismo della truffa si basa su falsi accordi tra datori di lavoro, consulenti e intermediari. I migranti pagano un anticipo di 300 euro e il saldo di 1.200 euro all’arrivo in Italia, prima della formalizzazione del contratto di lavoro. Se il datore di lavoro si dilegua, il migrante resta senza documenti, lavoro e alloggio, finendo nelle mani della criminalità organizzata.

«Questo modus operandi lo abbiamo riscontrato in tutta Italia e in tutti i settori che beneficiano del decreto flussi», continua il colonnello Verticchio. La mancanza di controlli successivi sull’effettiva occupazione, formazione, e regolarità contributiva dei lavoratori lascia spazio a ulteriori abusi.

Il decreto flussi, nato con l’intenzione di regolarizzare e gestire l’ingresso di lavoratori stranieri, rischia così di trasformarsi in un’opportunità per le organizzazioni criminali, compromettendo la sicurezza e la dignità dei migranti.

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