Il sindacato di polizia penitenziaria sull’affollamento degli istituti. “Governo stringa accordi per i rimpatri e si incrementino espulsioni”
Roma – 27 agosto 2012 – Per l’emergenza carceri – dove si è superata quota 66mila detenuti – è necessario “incrementare le espulsioni dei detenuti stranieri”.
Lo sottolinea il sindacato di polizia penitenziaria Sappe che chiede al Governo Monti di “definire presto trattative con Paesi d’origine”. “Si deve incrementare il grado di attuazione della norma che prevede l’applicazione della misura alternativa dell’espulsione per i detenuti stranieri i quali debbano scontare una pena, anche residua, inferiore ai due anni; potere che la legge affida alla magistratura di sorveglianza”, sottolinea il segretario generale Donato Capece, che parla di numeri “incontrovertibili” a proposito della popolazione carceraria.
“Oggi abbiamo in Italia oltre 66.000 detenuti: ben 23.590 sono stranieri, con una palese accentuazione delle criticità con cui quotidianamente si confrontano donne e uomini della Polizia penitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti di autolesionismo in carcere” legati a forme di “esasperazione, disagio, impatto con la natura dura e spesso violenta del carcere”.”Queste situazioni di disagio si accentuano per gli immigrati, che per diversi problemi legati alla lingua e all’adattamento pongono in essere gesti dimostrativi”.
Il Sappe chiede dunque al Governo Monti di “recuperare il tempo perso e di avviare le trattative con i Paesi esteri da cui provengono i detenuti – a partire da Romania, Tunisia, Marocco, Algeria, Albania, Nigeria – affinchè scontino la pena nei Paesi d’origine”.
“Questo, oltre a mettere un freno ad una grave emergenza, potrebbe rivelarsi un buon affare anche per le casse dello Stato, con risparmi di centinaia di milioni di euro, nonche’ per la sicurezza dei cittadini. Un detenuto – ricorda Capece – costa infatti in media oltre 250 euro al giorno allo Stato italiano”.