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Card. Grech: “Se non accogliessimo immigrati barbari saremmo noi”

Citta’ del Vaticano, 27 aprile 2016 – “Ai miei tempi si parlava di ‘invasione dei barbari’ per descrivere quel fenomeno storico del primo medioevo europeo. Oggi, si chiama con il termine, piu’ politically correct, ‘la migrazione dei popoli'”. Inizia cosi’ un articolo pubblicato dall’Osservatore romano a firma del cardinale Prosper Grech.

“Sarebbe falso e offensivo chiamare questo fenomeno un’invasione da cui dobbiamo difenderci”, precisa il porporato maltese. “Sarebbe come se chiamassimo invasione l’emigrazione di centinaia di migliaia d’italiani in Germania, in Belgio e negli Stati Uniti, dove si sono amalgamati con gli abitanti, anche se con non poca difficolta’”. Gli immigranti di oggi “sono in prevalenza musulmani”, scrive Grech. “Sono uniti con la lingua araba, e per loro l’islam e’ una religione e un marchio d’identita’.

Quale fede incontrano in un’Europa in crisi, affetta da un continuo processo di laicizzazione e spesso anticristiana? Possiamo ben chiederci se saremo noi cristiani a trasmettere agli immigranti i valori evangelici ovvero a sconcertarli con la confusione dei nostri mores e con il relativismo intellettuale corrente. Certamente una tale massa di gente che arriva in continuazione crea, nelle diverse nazioni, non pochi problemi sociali, economici e logistici di difficile soluzione. D’altra parte non ne possiamo fare a meno a causa del calo generale demografico, particolarmente in Italia. A parte ogni considerazione utilitaristica pero’, non possiamo tirarci indietro, in una situazione che ci sfida a fare uso di tutte le risorse ereditate dalla nostra tradizione umanistica e cristiana; altrimenti i ‘barbari’ saremmo noi!”.

Infine, “Dio ci vuole dire qualcosa? La caduta di ‘Babilonia’ di cui parla l’Apocalisse, cioe’ la rovina di un sistema economico e politico che costituisce un peccato strutturale ricorrente nella storia, puo’ essere letta in chiave contemporanea”, scrive ancora il cardinale. “I frequenti richiami alla conversione rivolti a Gerusalemme da Geremia nell’imminenza dell’invasione dei babilonesi non parla anche a noi che siamo continuamente minacciati dal terrorismo? In fine, la lunga lista dei vizi dei pagani nel primo capitolo della Lettera ai Romani non descrive ancora certi mores odierni di cui ci vantiamo come ‘conquiste culturali’? E’ compito della Chiesa – scrive Grech – unica autorita’ morale in un mondo di valori caotici, interpretare, per i fedeli e per tutti, i segni dei tempi”.

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