Dopo Reggio Emilia, Rimini e Milano, nella Capitale un nuovo caso di applicazione delle norme sulla circolazione dei familiari extraue di cittadini comunitari. Certi Diritti: “Eliminare il divieto di trascrizione dei matrimoni omosessuali”
Roma – 17 ottobre 2012 – Idan è un cittadino israeliano che questa estate ha sposato a Oslo il suo compagno Emanuele. Un matrimonio reso possibile dalla legge norvegese, che riconosce le unioni omosessuali.
I due vivono insieme a Roma da dieci anni, ma solo da due giorni Idan è a tutti gli effetti un immigrato regolare. Lunedì scorso la Questura di Roma gli ha infatti rilasciato una carta di soggiorno, in base alle norme europee che regolano la libera circolazione dei cittadini comunitari e dei loro familiari extracomunitari recepite dall’Italia con il decreto legislativo 30/2007.
È il sesto caso di questo genere in Italia, dopo quelli di Reggio Emilia, Rimini e Milano. Anche stavolta, Idan e suo marito sono stati assistiti dall’associazione radicale Certi Diritti, da anni impegnata per il riconoscimento dei matrimoni gay anche in Italia.
La sentenza 138/2010 della Corte costituzionale, ricorda l’associazione, ha affermato “la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale”. La stessa sentenza alla quale ha fatto riferimento lo scorso febbraio il Tribunale di Reggio Emilia quando ha ordinato alla Questura il rilascio del titolo di soggiorno previsto per i coniugi di cittadini di Paesi membri dell’Unione europea ad una coppia dello stesso sesso sposata all’estero.
“I risultati positivi sono subito arrivati: dopo il caso pilota a Reggio Emilia, dove è stato necessario il ricorso al giudice, a Milano, Rimini e ora Roma la Questura ha subito rilasciato i permessi di soggiorno alla persona di origine extraeuropea della coppia dello stesso sesso” sottolinea Certi Diritti.
Intanto l’associazione, dopo un incontro con il ministro Cancellieri e le interrogazioni dei parlamentari radicali, continua a chiedere al governo il ritiro della Circolare Amato del 2007 n. 55 che vieta ai Comuni la trascrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero anche da cittadini italiani per ragioni di ‘ordine pubblico’. “Solo così – conclude – sarà eliminata la contraddizione per la quale si rilasciano permessi di soggiorno per motivi familiari a coniugi dello stesso sesso senza che il loro matrimonio contratto all’estero venga riconosciuto”.