Roma, 5 dicembre 2024 – Nelle prossime settimane, i giudici della prima sezione civile di Cassazione renderanno nota la loro decisione sui ricorsi presentati dal governo contro le ordinanze emesse il 18 ottobre dalla sezione immigrazione del Tribunale di Roma. Tali ordinanze avevano negato la convalida del trattenimento di alcuni migranti, aprendo un importante fronte giuridico in tema di accoglienza e gestione delle frontiere.
Durante l’udienza odierna, il procuratore generale (pg) ha sollevato un punto cruciale: in tema di Paesi sicuri, è necessario attendere il pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Per questo motivo, i pg Luisa De Renzis e Anna Maria Soldi hanno chiesto alla Cassazione di sospendere il giudizio, dichiarando: “Si chiede di voler sospendere il presente giudizio sino all’esito del procedimento pendente dinanzi alla CGUE”.
Le critiche del Ministero dell’Interno
Il Ministero dell’Interno, rappresentato dall’Avvocatura dello Stato, ha contestato duramente le decisioni del Tribunale di Roma, definendole “errate e ingiuste”. Secondo il Ministero, le ordinanze sarebbero viziate da una “carenza assoluta di motivazione” o da una “motivazione apparente”, soprattutto riguardo alla dichiarazione di insicurezza del Paese d’origine del richiedente asilo.
La questione è particolarmente delicata, poiché tocca uno dei pilastri delle politiche migratorie italiane ed europee: la definizione di quali Paesi possano essere considerati sicuri. Tale classificazione è fondamentale per determinare se un migrante possa essere trattenuto o rimpatriato.
L’attesa della Corte di Giustizia dell’UE
Il rinvio alla CGUE sottolinea l’importanza di un coordinamento tra la giurisprudenza nazionale e quella europea. La decisione della Corte di Lussemburgo potrebbe infatti avere un impatto significativo sulla gestione delle procedure di trattenimento e sull’applicazione delle norme relative ai Paesi sicuri.
Per il momento, l’Italia attende con attenzione la doppia pronuncia: quella della Cassazione e quella, più ampia, della CGUE. Le settimane a venire saranno decisive per definire il futuro delle politiche migratorie nazionali e il rispetto degli standard europei in materia di diritti umani e protezione internazionale.