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Cassazione e Paesi sicuri: un’ordinanza interlocutoria in attesa della Corte di Giustizia UE

Roma, 31 dicembre 2024 – La Corte di Cassazione si è recentemente espressa su una questione di grande rilevanza: la definizione di “Paesi sicuri”. Un’ordinanza interlocutoria, in attesa di una decisione definitiva da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), ha messo in evidenza la complessità del tema, sollevando un acceso dibattito politico e giuridico.

Il Contesto e la decisione della Cassazione

Con un documento di 35 pagine, i giudici della prima sezione Civile della Suprema Corte hanno sciolto la riserva su ricorsi presentati dal governo contro le decisioni del Tribunale di Roma del 18 ottobre scorso, che avevano rifiutato di convalidare il trattenimento di migranti in Albania. La Cassazione ha deciso di sospendere ogni provvedimento in attesa della pronuncia della CGUE, prevista nei prossimi mesi.

Secondo la Cassazione, la definizione di “Paesi sicuri” è di esclusiva competenza del Ministro degli Affari Esteri e degli altri Ministri competenti, ribadendo il ruolo del giudice della convalida come garante del diritto fondamentale alla libertà personale. Tale giudice non può sostituirsi alle valutazioni governative, ma deve verificare la legittimità della designazione di un Paese come sicuro, valutando caso per caso la situazione specifica del richiedente asilo.

Le eccezioni e i limiti

I magistrati hanno sottolineato che la procedura accelerata di frontiera non può essere applicata qualora il giudice rilevi gravi motivi per considerare un Paese non sicuro per la situazione particolare del richiedente. Tuttavia, le eccezioni devono essere limitate e non possono compromettere la designazione complessiva di un Paese come sicuro.

La Cassazione ha anche analizzato la recente pronuncia della CGUE del 4 ottobre, evidenziando che un Paese non può essere considerato sicuro se esistono aree interne di conflitto o violenza indiscriminata. Tuttavia, non è sufficiente che alcune categorie di persone siano vulnerabili per dichiarare un Paese insicuro nel suo complesso.

Reazioni politiche

L’ordinanza ha suscitato reazioni contrastanti a livello politico. Fratelli d’Italia, attraverso le dichiarazioni del senatore Lucio Malan, ha difeso il “modello Albania” e criticato le decisioni del Tribunale di Roma. Alberto Balboni, responsabile Sicurezza e Legalità del partito, ha interpretato la decisione della Cassazione come una conferma della validità delle politiche migratorie del governo.

L’opposizione, invece, ha sollevato perplessità. Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha ribadito che la questione dei Paesi sicuri deve essere affrontata a livello europeo, mentre Antonio Nicita del Partito Democratico ha accusato il governo di non comprendere o ignorare le sentenze. Secondo Nicita, la Cassazione si è limitata a rinviare la questione alla CGUE, senza mettere in dubbio le prerogative governative, ma riaffermando il ruolo autonomo del magistrato nella valutazione dei singoli casi.

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