"Non cancellare le differenze, ma entrarci dentro con delicatezza e rispetto"
CdV, 21 novembre 2012 – Il fenomeno migratorio e' "l'occasione e la sfida per educare alla differenza, all'inclusione e all'integrazione, a una nuova storia di comunita' e di relazioni".
Lo ha affermato monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo al convegno per il 25esimo anniversario della Fondazione Migrantes. Il vescovo ha anche ribadito che per le comunita' cristiane del nostro Paese gli immigrati non sono solo "un ambito pastorale ma anche un luogo teologico per un rinnovato cammino di Chiesa". "La debolezza culturale piu' rischiosa e' cedere alla sfiducia e alla paura", ha avvertito Crociata per il quale e' invece fondamentale "educare all'incontro per "non cedere alla sfiducia e alla paura" vincendo "confusione e separazione, indifferenza e individualismo", che "sono i mali che segnano le relazioni nella nostra societa'".
Le migrazioni, ha osservato il segretario della Cei che in merito ha citato "la scuola del Concilio", rappresentano "un elemento attraverso il quale ripensare l'essere e l'agire della comunita' cristiana, con una creativita' di proposte e scelte che orientino il pensiero e la missione dei singoli credenti e delle comunita'; un fatto attraverso il quale si sottolineino non solo le differenze tra le persone, le culture e le religioni, ma anche l'incommensurabile dignita' umana e l'universale chiamata alla conoscenza della verita'". Per questo e' fondamentale l'incontro che, ha spiegato Crociata, "non e' mai un idillio, e' una fatica".
"Si tratta – ha spiegato il vescovo – di perseguire la meta giusta e di seguire la strada retta: non cancellare le differenze, ma entrarci dentro con delicatezza e rispetto, portare la propria diversita' senza schiacciare, accogliere l'altrui identita' senza annullare la propria, favorire la fraternita' umana, lasciare fermentare la verita' e il bene nelle coscienze, nell'attesa fiduciosa che l'una e l'altro sapranno farsi strada lungo il cammino paziente della vita".
Nel suo intervento, il segretario generale della Cei ha indicato alcune piste concrete: "educare all'identita' cristiana", attraverso la "formazione permanente" degli adulti; "costruire gesti e momenti di integrazione", perche' "l'integrazione non ha bisogno solo di mediazione, ma anche di scambi, di una partecipazione continua degli immigrati ai luoghi di vita sociale ed ecclesiale".
Senza tralasciare la "conoscenza delle culture": "la conoscenza dei Paesi di provenienza degli immigrati – ha detto ancora il presule – aiuta a superare pregiudizi o giudizi ffrettati, e a entrare nella prospettiva dell'incontro con l'altro. Soprattutto per i ragazzi e i giovani, che oggi vivono in una scuola aperta alla multiculturalita', la conoscenza culturale dei paesi da cui provengono i compagni di classe aiuta a costruire relazioni positive e costruttive". Infine l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, in cui "si costruisce gradualmente un processo di comprensione che va oltre la semplice tolleranza" e il "graduale di inserimento degli immigrati anche nella vita pastorale", soprattutto nei percorsi di catecumenato.