Secondo il Tribunale, oltre che errato, il termine è “offensivo e umiliante”. Asgi e Naga vincono il ricorso contro i manifesti affissi dai leghisti a Saronno, che alimentarono un “clima intimidatorio ed ostile”
Roma – 23 febbraio 2017 – “Saronno non vuole i clandestini”; “Renzi e Alfano vogliono mandare a Saronno 32 clandestini: vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo ai saronnesi tagliano le pensioni ed aumentano le tasse”; “Renzi e Alfano complici dell’invasione”…
È quello che c’era scritto su settanta manifesti affissi lo scorso aprile dalla Lega Nord a Saronno durante una manifestazione e lasciati per un mese a ribadire il messaggio per le strade della cittadina del varesotto, anche davanti a scuole e centri commerciali. I “clandestini” in questione erano in realtà un gruppo di richiedenti asilo accolti da una cooperativa secondo il piano di emergenza deciso dalla Prefettura.
Ieri il Tribunale di Milano ha condannato la Lega Nord. Definire “clandestini” persone che cercano protezione in Italia non è infatti solo errato, ma anche “discriminatorio” e ha una “valenza gravemente offensiva e umiliante”. Quando poi si dice che a quelle persone si pagano “vitto, alloggio e vizi” penalizzando i saronnesi, si crea “un clima intimidatorio ed ostile”.
I leghisti avevano tentato di cavarsela chiamando in causa le libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della Costituzione. Niente da fare “Nel bilanciamento delle contrapposte esigenze, entrambe di rango costituzionale, di tutela della pari dignità, nonché dell’eguaglianza delle persone, e di libera manifestazione del pensiero – scrive il giudice – deve ritenersi prevalente la prima in quanto principio fondante la stessa Repubblica” .
A portare leghisti in tribunale sono state l’Asgi e il Naga, con un ricorso antidiscriminazione. Ora la Lega Nord, Sezione di Saronno, la Lega Nord Lega Lombarda e la Lega Nord per l’Indipendenza della Padania dovranno versare alle due associazioni 10 mila euro di risarcimento e pagare le spese legali, oltre che pubblicare sui propri siti internet la sentenza, che andrà anche sul Corriere della Sera e sul quotidiano “il Saronno”.
“Questa sentenza conferma che anche il linguaggio politico ha i limiti della verità. Non si possono dire cose false sui richiedenti asilo e non si possono utilizzare quelle falsità per creare un clima di rifiuto verso l’accoglienza” dice a Stranieriinitalia.it l’avvocato Alberto Guariso, che insieme al collega Livio Neri ha curato il ricorso di Asgi e Naga.
Considerazioni che, ovviamente, non valgono solo a Saronno. Basta accendere la televisione o visitare l’affollata pagina Facebook di Matteo Salvini per ritrovare quegli stessi insulti contro i profughi, che a volte sono “finti”, altre, appunto, “clandestini”. “Quella parola – ribadisce Guariso – non si può usare. Chi chiede asilo ha diritto a farlo e non può essere considerato abusivamente presente”.
Troppo ottimista, però, pensare che i leghisti e tanti altri abbiano imparato la lezione.
Elvio Pasca