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Cittadinanza ai figli dei rifugiati. L’Unhcr: “Giusto, lo dice la legge”

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati esprime apprezzamento per la circolare del Viminale: “Rifugiati e apolidi sono equiparati”

Roma – 6 giugno 2014 – Dal Ministero dell’interno sta per arrivare una circolare che riconosce la cittadinanza italiana ai figli nati in Italia di titolari di protezione internazionale. Bambini e ragazzi che, almeno a breve termine, molto difficilmente potranno tornare nel Paese abbadnonato dai loro genitori per sfuggire a guerre e persecuzioni.

La novità, c’era da aspettarselo, ha fatto agitare i leghisti. Ora però incassa l’”apprezzamento” dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Unhcr, che in una nota spiega anche perché non c’è bisogno di una nuova legge, ma solo di interpretare in maniera chiara quella già esistente.

La legge 91 del 1992 sulla cittadinanza stabilisce che è italiano “chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono apolidi”. L’Unhcr ricorda però che la stessa legge “prevede che nella sua applicazione la condizione del rifugiato e quelle dell’apolide siano equiparati”. La circolare, dunque, “chiarirà che in ragione di tale equiparazione anche il figlio nato in Italia di genitori rifugiati possa ottenere la cittadinanza italiana”.

“E’ la stessa Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato ad impegnare gli Stati contraenti a facilitare l’acquisizione della cittadinanza per i rifugiati. Auspichiamo quindi che la circolare possa essere emanata in breve tempo per rafforzare il processo d’integrazione dei bambini, figli di rifugiati, in Italia” commenta Laurens Jolles, Delegato UNHCR per il Sud Europa.

EP
 

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