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Cittadinanza. Inizia la discussione sul testo unificato, ecco cosa prevede

Per le naturalizzazioni 5 anni di residenza e una conoscenza dell’Italiano da terza elementare. Ecco il testo ROMA – È iniziata stamattina alla Camera, in commissione Affari Costituzionali, la discussione sul testo unificato per la riforma della cittadinanza. Predisposto dal relatore Gianclaudio Bressa, dovrebbe arrivare in aula nella prima settimana di marzo.

Con un occhio di riguardo per le nuove generazioni, il testo vira decisamente verso lo jus soli. Prevede infatti che sia italiano per nascita chi nasce in Italia da genitori almeno uno dei quali è regolarmente residente da almeno tre anni (nella proposta presentata l’estate scorsa dal governo erano cinque) oppure è a sua volta nato in Italia.

Anche i minori nati all’estero potranno diventare italiani dopo cinque anni di residenza regolare, ma solo se hanno frequentato un ciclo scolastico o un corso di formazione professionale o hanno lavorato per almeno un anno. È inoltre indispensabile che anche uno dei genitori sia residente regolarmente in Italia da almeno cinque anni.

Una volta maggiorenni, tutti questi ragazzi potranno comunque rinunciare alla cittadinanza italiana.

Per le naturalizzazioni, si dimezzano i tempi attuali. La cittadinanza sarà infatti attribuita dal Ministero dell’Interno a chi "risiede legalmente da almeno cinque anni" e ha un reddito non inferiore "a quello richiesto per il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo", cioè la nuova carta di soggiorno. Ai cittadini dell’unione europea basteranno invece tre anni di residenza legale per presentare domanda.

Nel testo unificato viene confermato il giro di vite contro i matrimoni di comodo. Potrà acquistare la cittadinanza chi sposa un italiano, ma solo dopo due anni di residenza legale in Italia successiva al matrimonio (oggi bastano sei mesi) oppure dopo tre anni se è all’estero. Il matrimonio dovrà essere ancora in piedi quando viene concessa la cittadinanza.

Prima di diventare italiani per residenza o per matrimonio, si dovrà dimostrare una conoscenza della lingua italiana "equivalente al livello del terzo anno della scuola primaria", sarà insomma sufficiente parlare e scrivere come un (diligente) ragazzino di terza elementare. Salvata l’integrazione linguistica, nel testo manca un riferimento diretto a quella sociale, prevista nel ddl del governo. Le domande potranno comunque essere respinte "se sussistono motivi tali da far ritenere il richiedente pericoloso per la sicurezza della Repubblica", e se ci sono dei sospetti la procedura potrà esser sospesa in attesa di accertamenti.

Non rimane che seguire il cammino parlamentare del testo, che si preannuncia tutt’altro che facile, per capire quante di queste novità si trasformeranno davvero in legge.

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Bozza di testo base sulla modifica della legge sulla cittadinanza

(7 febbraio 2007)

 

Elvio Pasca

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