In Parlamento si riscrivono le regole per diventare italiani. Posizioni distanti, ma si potrebbe arrivare a un accordo almeno sui minori
Roma – 21 dicembre 2009 – La riforma della cittadinanza arriverà domani in Aula alla Camera dei Deputati per la discussione generale.
Il testo di partenza licenziato dalla commissione Affari costituzionali i deputati è stato scritto da Isabella Bertolini, del Pdl, e rispecchia le posizioni più conservatrici del centro-destra. Mantiene infatti invariati i termini attuali, introducendo ulteriori verifiche.
Gli immigrati dovrebbero comunque risiedere regolarmente per almeno dieci anni in Italia prima di diventare italiani, ma anche frequentare corsi obbligatori di storia e cultura italiana ed europea, educazione civica e Costituzione. I loro figli nati nel nostro Paese potrebbero ancora chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni, ma a patto di aver frequentato con profitto tutta la scuola dell’obbligo.
Di segno opposto le posizioni del centrosinistra e di quella parte del centro-destra più vicina al presidente della Camera Gianfranco Fini. Erano contenute nella proposta di legge firmata dal deputato Pd Andrea Sarubbi e dal collega del Pdl Fabio Granata, un testo fermato in commissione i cui punti principali potrebbero però riapparire come emendamenti durante la discussione in Aula.
Secondo la Sarubbi-Granata, sarebbe subito italiano chi nasce qui se la madre o il padre è legalmente in Italia da almeno cinque anni, e diventerebbe italiano il minore che completa almeno un ciclo di studi in Italia. Cittadinanza anche per chi è arrivato in Italia quando aveva al massimo cinque anni e vi ha risieduto legalmente fino alla maggiore età.
Gli stranieri adulti potrebbero invece acquistare la cittadinanza dopo cinque anni di residenza legale. Dovrebbero però avere un reddito non inferiore a quello richiesto per il permesso da lungo soggiornanti (poco più di 5mila euro), una conoscenza di base dell’italiano parlato e una conoscenza soddisfacente della vita civile e della costituzione italiana.
Non sarà facile trovare una sintesi tra queste posizioni. Difficilmente si abbasseranno gli anni per le naturalizzazioni, al massimo si interverrà sui tempi burocratici che passano dalla domanda al riconoscimento della cittadinanza. È invece più probabile una mediazione per facilitare le cose alle seconde generazioni: circa 800 mila figli di immigrati nati o arrivati qui giovanissimi.
La discussione, comunque, durerà ancora qualche mese. E con ogni probabilità la riforma verrà varata solo dopo le elezioni regionali di marzo, quando, terminata la campagna elettorale, anche la Lega sarà un po’ meno interessata a fare la voce sempre e comunque grossa contro gli immigrati.
Elvio Pasca