Ripeturi errori di trascrizione scambiati per “alias”
TORINO, 21 gennaio 2013 – Avere un nome troppo lungo e complicato puo’ essere un problema se devi affrontare la burocrazia: ne sa qualcosa un immigrato dal Brasile che ha dovuto vincere una causa al Tar del Piemonte per tentare di vedersi riconoscere, con sette anni di ritardo, la cittadinanza italiana, che gli venne negata in quanto, come scrisse il Ministero dell’Interno, ”appare non certa l’identificazione”.
Il signor Rodrigues De Lana Soares Geraldo Magela si era sentito opporre un secco ”no”, nel 2005, dai funzionari del Dipartimento liberta’ civili e immigrazione. La Prefettura di Torino, sulla base di un rapporto della questura cittadina, aveva dato parere contrario (e nelle motivazioni della sentenza del Tar non ci sono argomenti che lascino pensare ad altre ragioni) perche’ il brasiliano, in sostanza, era colpevole di aver fornito troppi ”alias” alle varie richieste di documenti: ”Soares Gerardo Magela Rodriguez, Soares Geraldo Magela Rodriguez De Lana, De Lana Soares” eccetera.
Ma erano semplici errori di trascrizione, ha detto il ricorrente, come il nome anteposto al cognome o una ”z” al posto di una ”s”: data e luogo di nascita corrispondevano sempre. I giudici piemontesi gli hanno dato ragione e hanno anche bacchettato l’amministrazione: per superare l’incertezza sarebbe bastato, durante l’istruttoria, basarsi ”sui documenti identificativi presentati dal soggetto, i quali riportano tutti lo stesso identico nome”.
Adesso il Ministero dovra’ ”ripronunciarsi sull’originaria istanza di concessione della cittadinanza italiana” e, se ha dei motivi per respingerla, dovranno essere diversi da quello del nome troppo complicato.