Il riconoscimento della cittadinanza oggi “costa” 300 euro, 100 resteranno al consolato per assumere personale e smaltire l’arretrato. Approvato emendamento al ddl di Bilancio 2017
Roma – 23 novembre 2016 – I discendenti degli emigrati italiani sono italiani di diritto, ma devono pagare 300 euro ai consolati per il riconoscimento della cittadinanza.
L’esame non è semplice, spesso è necessario ricostruire e verificare lunghi alberi genealogici alla ricerca di sangue italiano, e le domande sono tante. Così negli uffici consolari, sempre più a corto di uomini e risorse, l’arretrato si accumula: a San Paolo in Brasile, ad esempio, in questi giorni stanno dando appuntamenti, solo per presentare la domanda, a chi si è prenotato nel luglio 2015.
È anche per questo che quei 300 euro, richiesti agli italiani all’estero da due anni a questa parte, pesano un bel po’ ai diretti interessati. Finora hanno pagato per un servizio scadente, anche perché la legge faceva finire quei soldi nelle casse dello Stato senza destinarne l’utilizzo a nulla in particolare. Ora però il disegno di legge di Bilancio 2017 promette di migliorare la situazione.
Un emendamento presentato dal relatore e approvato ieri in Commissione Bilancio prevede che un terzo dei “proventi derivanti dal versamento di 300 euro effettuato da persona maggiorenne a corredo della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana” vadano al ministero degli Esteri. Questo dovrà però assegnarli “agli uffici dei consolati che hanno operato la percezione del contributo di 300 euro … in proporzione delle percezioni realizzate”
L’emendamento specifica anche che “le somme accreditate ai consolati sono destinate al rafforzamento dei servizi consolari per i cittadini italiani residenti o presenti all’estero”. La priorità è data alla “contrattualizzazione di personale locale da adibire, sotto le direttive e il controllo dei funzionari consolari, allo smaltimento dell’arretrato riguardante le pratiche di cittadinanza presentate presso i medesimi uffici consolari”.
Insomma ogni 300 euro versati dagli (aspiranti) italiani all’estero, 100 euro andranno al consolato, che con quei soldi assumerà impiegati che lavoreranno sulle domande di cittadinanza, tagliando i tempi di attesa. Complessivamente, dovrebbero essere redistribuiti in questo modo alla rete consolare 4 milioni di euro l’anno.
Le reazioni tra i rappresentanti degli italiani all’estero non sono però tutte dello stesso segno.
“Si tratta di un risultato importantissimo, che per la prima volta in maniera chiara e diretta destina ai servizi consolari le somme versate dagli stessi connazionali all’estero e dai nostri italo-discendenti” dichiara Fabio Porta, deputato Pd eletto nella Circoscrizione Estero America Meridionale e Presidente del Comitato italiani nel mondo. “È una conferma della grande attenzione con la quale il governo di Matteo Renzi segue la realtà degli italiani all’estero e al tempo stesso il risultato di un lavoro corale”.
“Quattro milioni sono una somma totalmente insignificante, rispetto a quanto pagano i discendenti dei nostri emigrati” denuncia invece Ricky Filosa, coordinatore del Movimento Associativo Italiani all’Estero Nord e Centro America. “Il MAIE ha presentato un emendamento teso a destinare alla rete consolare tutti i 300 euro pagati dai nostri connazionali; emendamento bocciato da parte di un governo che continua a vedere gli italiani nel mondo come dei mendicanti. Ma gli italiani all’estero non vogliono l’elemosina, pretendono solo che vengano rispettati i loro diritti di cittadini”.
Elvio Pasca