Roma 7 maggio 2013 – – La riforma della cittadinanza "e' una necessita' per gli italiani: favorisce la coesione sociale e costruisce una generazione-ponte. Non si riduce l'italianità ma si dà atto della forza attrattiva del nostro Paese, della sua lingua, della sua cultura, del suo stile di vita".
Mario Marazziti (Scelta civica) ha presentato così ieri a Montecitorio il progetto di legge, depositato il 25 marzo, per la riforma della cittadinanza volto a introdurre i principi dello 'ius soli' temperato e dello 'ius culturae' come criteri per l'ottenimento della cittadinanza italiana da parte dei figli nati in Italia di stranieri. Ha però anche bocciato l'ida di un ddl del governo, perchè "un’iniziativa del genere creerebbe imbarazzi alla maggioranza", questo mentre "In Parlamento ce ne sono già nove da prendere in esame".
La proposta dei montiani, illustrata con Antimo Cesaro, Gianpiero Dalla Zuanna, Domenico Rossi, Milena Santerini, Andrea Vecchio, prevede che la concessione della cittadinanza non sia automatica, cioe legata solo all'evento della nascita su territorio italiano. Deve ricorrere almeno uno di questi requisiti: che almeno uno dei genitori sia soggiornante in Italia da almeno cinque anni; che almeno uno dei genitori sia nato in Italia e vi soggiorni regolarmente alla nascita del figlio da almeno un anno.
Oltre allo 'ius soli' temperato, si prevede anche lo 'ius culturae', per cui la cittadinanza si pua' ottenere: su richiesta, entro un anno dal compimento della maggiore eta' dello straniero nato in Italia, oppure, se il soggetto entrato in Italia entro il quinto anno di eta' vi abbia sempre soggiornato legalmente. O ancora, su istanza dei genitori dello straniero minorenne che abbia frequentato e concluso con esito positivo un corso di istruzione primaria o secondaria di primo grado, o secondaria superiore".
"Oggi – ha spiegato Marazziti – chi nasce in Italia da genitori stranieri non ha nessuna possibilità d diventare italiano se non lo ius sanguinis, non dipende dalle persone ma dal sangue dei genitori, dai diciotto anni si può chiedere cittadinanza ma non ci sono automatismi. In questo modo risulta 'straniera in patria' l'intera generazione di bambini nati e cresciuti in Italia, che hanno studiato nelle scuole italiane e socialmente inseriti nel contesto italiano”.
Bagnasco: "Cittàdinanza è un diritto"
Ieri sul tema è intervenuto anche presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco. La cittadinanza, ha detto, "e' uno dei diritti umani che certamente deve essere riconosciuto alle persone che approdano anche sul nostro suolo, individuando quelle condizioni di equita' e di giustiza che sono naturalmente indispensabili per tutte le leggi".
"Questo diritto – ha aggiunto il cardinale – deve essere prima o poi, in un modo o nell'altro e nel modo piu' equo, riconosciuto, soprattutto oggi in cui la globalizzazione e quindi i flussi migratori, lo spostamento delle persone, e' sempre piu' un fenomeno evidente". Per quanto riguarda le formule ''ius soli, ius sanguinis o altre modalita', e' il mondo della politica che deve valutare bene la cosa piu' equa rispetto al bene comune al bene generale".