E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme per la prossima campagna di raccolta primaverile che rischia di saltare in assenza dell’indispensabile manodopera extracomunitaria
Roma, 20 febbraio 2012 – Nelle campagne servono almeno 35 mila lavoratori stagionali extracomunitari da autorizzare subito con la pubblicazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per la definizione delle quote di ingresso per lavoro stagionale, in ritardo di quasi due mesi.
E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme per la prossima campagna di raccolta primaverile che rischiano di saltare in assenza dell’indispensabile manodopera extracomunitaria. Considerati i tempi tecnici, pubblicare al piu’ presto il Decreto per autorizzare le assunzioni in tempi brevi ed attraverso procedure trasparenti, veloci e semplificate, sottolinea la Coldiretti, premia la virtuosita’ delle imprese regolari e viene a costituire, come dimostrato dai fatti, un importante ‘volano’ di legalita’ sul territorio.
Uno strumento di discrimine tra volonta’ di esercitare attivita’ di impresa in piena legittimita’ ed un agire irregolare od anche criminale trincerato da scusanti pretestuose quale appunto la mancata o ritardata pubblicazione. Non e’ da dimenticare che solo disponendo in tempi brevi delle quote per lavoro stagionale potra’ pienamente dispiegare i propri effetti positivi anche l’importante lavoro di ridisegno normativo delle procedure di ingresso per lavoro stagionale operato con il recente decreto legge 9 febbraio 2012 n. 5 (semplificazione e sviluppo), che di fatto recepisce quanto contenuto negli Avvisi Comuni in materia di lavoro e previdenza in agricoltura del 23 giugno 2009 e del 24 gennaio 2012.
La presenza dei lavoratori stranieri impegnati nelle campagne italiane e’ salita a quota 112.515 di 149 diversi paesi ed oggi la forza lavoro estera rappresenta quasi il 9,54 per cento del totale impiegato in agricoltura, secondo una analisi della Coldiretti. In altre parole nei campi quasi un lavoratore su dieci e’ straniero. Tra gli stranieri nelle campagne prevale la presenza dei lavoratori neo-comunitari di provenienza principalmente rumena, slovacca e polacca.
Tra quelli extracomunitari si stabilizza invece il numero di albanesi e cittadini dell’ex Jugoslavia, mentre aumentano gli asiatici (India) e nordafricani (Marocco). Sono molti i ‘distretti agricoli’ dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l’attivita’ di ‘bergamini’ sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.
La presenza di lavoratori immigrati, conclude la Coldiretti, e’ divenuta indispensabile per le produzioni di qualita’: dagli allevamenti dei bovini di razza piemontese a quelli delle vacche per il parmigiano reggiano dove quasi un lavoratore su tre e’ indiano ma i lavoratori extracomunitari sono diventati decisivi nella raccolta delle mele della Val di Non, produzione del prosciutto di parma, della mozzarella di Bufala o nella raccolta delle uve destinate al Brunello di Montalcino.