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Colf, badanti e babysitter. Uil: “La tassa sul licenziamento è una tagliola”

Loy e Bellissima: “Non aiuta nè chi vive già situazioni di difficoltà economica, come i pensionati, né il contrasto al lavoro nero, né il lavoratore licenziato. Per il settore domestico va eliminata”

Roma – 1 febbraio 2013 – La nuova tassa sui licenziamenti di colf, badanti e babysitter? È una tagliola per i datori e non aiuta i lavoratori, va eliminata.

Così il segretario confederale della UIL Guglielmo Loy, e il segretario generale della Uil Pensionati  Romano Bellissima commentando il “contributo” richiesto dal primo gennaio scorso ai datori che licenziano un lavoratore domestico. Se interrompono un rapporto a tempo indeterminato devono versare all’Inps oltre 480 euro per ognuno degli ultimi tre anni di servizio.

Sono circa 900 mila, ricordano i due sindacalisti, i lavoratori domestici con regolare rapporto di lavoro con famiglie e pensionati, spesso monoreddito. La novità del contributo di licenziamento previsto dalla Legge 92/12 (Riforma del Mercato del Lavoro) si applica anche in questo settore, dove più marcatamente si annida il lavoro irregolare.

“Questa gabella non è d’aiuto né a chi vive già situazioni di difficoltà economica, come i pensionati, né al contrasto al lavoro nero, né, tantomeno, al lavoratore che vede cessare il rapporto di lavoro” denunciano Loy e Bellissima. “A causa della sua formulazione – ricordano – la disposizione normativa rischia di innescare un meccanismo perverso” , “in ogni caso di licenziamento, anche per giusta causa famiglie e pensionati dovranno sborsare all’Inps un importo che può arrivare fino a 1.500 euro”.

“Si tratta dell’ennesima tagliola – concludono – a danno delle famiglie e dei pensionati, alla quale occorre necessariamente porre rimedio, escludendo questo settore di attività del contributo di licenziamento”.
 

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