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Colf. Inps: sì all’assunzione di parenti. Verificare contributi regolari

L’importante è che ci sia davvero una rapporto di lavoro. Attenzione alla regolarità dei contributi

ROMA – Sarà successo a tutti di affidare per una sera i bambini a un parente o di chiedergli una mano per mettere ordine in casa. Ma nulla impedisce di assumere a tutti gli effetti un familiare come colf, badante o babysitter, pagandogli un regolare stipendio e versandogli i contributi.

A ribadire questa possibilità è l’Inps, costretta a inviare un messaggio chiarificatore a tutte le sue sedi dopo che alcune di queste si erano rifiutate di iscrivere i rapporti di lavoro domestico tra parenti. Un rifiuto che colpito spesso proprio dei cittadini stranieri.

Rifacendosi alla normativa sul lavoro domestico, l’Inps dimostra che "l’esistenza di vincoli di parentela o affinità tra le parti di un contratto di lavoro domestico non elude il rapporto di lavoro ed il conseguente obbligo assicurativo, purchè il rapporto di lavoro sia provato".

Respingere quindi la richiesta di iscrizione è illegittimo, oltre che "contrario alle finalità dell’Istituto, volte a garantire al lavoratore la copertura previdenziale e a vigilare sull’obbligo contributivo a carico del datore di lavoro". Senza contare che per la prima assunzione di lavoratori stranieri c’è già stato il via libera dello Sportello unico per l’immigrazione, e un rifiuto dell’Inps all’iscrizione finirebbe per spingerli a lavorare in nero.

L’Inps deve comunque accertare che tra parenti si è instaurato un vero rapporto di lavoro, ma come? La legge non lo specifica, ma secondo l’istituto "può essere ritenuta indicativa la lettera di assunzione, redatta ai sensi del CCNL entrato in vigore dal 1 marzo 2007, corredata dalla busta paga".

Anche in presenza di questi documenti, potrebbero però esserci dei segnali che il rapporto di lavoro è "finto", come ad esempio l’assunzione contemporanea di più parenti. Se i protagonisti di queste anomalie sono cittadini stranieri, dovrebbe scattare anche la segnalazione allo Sportello Unico per l’Immigrazione.

L’Inps raccomanda infine di verificare con controlli periodici che i contributi vengano versati regolarmente. Specialmente con i lavoratori stranieri succede infatti spesso che il versamento venga sospeso senza comunicare la cessazione del rapporto di lavoro, per poi riprendere prima che il permesso di soggiorno scada, in modo che i cedolini possano poi essere allegati alla domanda di rinnovo.

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INPS: messaggio 15451/2007

(19 giugno 2007)

 

Elvio Pasca

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