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Collaboratori domestici, sette su dieci sono immigrati

Censis: un milione e mezzo di lavoratori. Oltre la metà lavora per una sola famiglia

ROMA, 15 ottobre 2009 – In Italia, i collaboratori domestici sarebbero circa 1 milione 485 mila, di cui il 71,6% di origine immigrata, secondo una recente indagine del Censis.

I dati sono emersi oggi, a Roma, in occasione della Seconda Conferenza europea dei Servizi alla persona.

La maggioranza (il 58,1%) lavora per una sola famiglia, il 41,9% e’ ‘pluricommittente’, trovando impiego in media presso 3,2 famiglie, lavorando in media 35 ore alla settimana e guadagnano circa 930 euro netti al mese. Tra il 2001 e il 2008, il loro numero e’ aumentato di oltre 400 mila unità, registrando una crescita del 37%. E sono ormai 2 milioni 451 mila le famiglie che ricorrono a un collaboratore domestico o all’assistenza per un anziano o un disabile, in altre parole il 10,5% delle famiglie italiane.

Il 35,6% dei collaboratori vive stabilmente presso la famiglia per cui lavora, dove si occupa dell’organizzazione della vita quotidiana a 360 gradi: la gran parte (l’82,9%) si dedica alla pulizia della casa, il 54,3% prepara i pasti a pranzo e a cena, il 42,7% si occupa della spesa alimentare per la famiglia, il 49,5% accudisce gli anziani, il 32,4% assiste una persona non autosufficiente, il 28,8% fornisce specifica assistenza medica a uno o piu’ membri della famiglia.

Piu’ di un terzo (il 36,6%) dichiara, inoltre, che il proprio lavoro consiste anche nel fare compagnia a un membro della famiglia, a conferma del fatto che questi servizi di micro-welfare personale non si esauriscono nella dimensione esclusivamente professionale. I dati mettono in evidenza la dimensione economica del fenomeno, considerando che un salario medio e’ di 930 euro netti mensili, il volume delle risorse destinate dalle famiglie ai servizi alla persona supera i 15 miliardi di euro e che la spesa media familiare annuale raggiunge i 6 mila euro. Tutto cio’ considerando solo i costi al netto dei contributi previdenziali, ma – precisa il Censis – gran parte dei servizi alla persona viene oggi svolta ‘in nero’. Si tratta, dunque, di un comparto di vitale importanza sia per la dimensione occupazionale sia per l’impegno gravosissimo sostenuto dai nuclei familiari.

s.c.

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