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Comitato per l’Islam: “Sermoni in italiano”

Il parere degli esperti del Viminale sui luoghi di culto. "No a propaganda politica e ideologica" Roma, 28 gennaio 2011 – Moschee costruite rispettando tutte le norme urbanistiche, più chiarezza nella gestione finanziaria e prediche degli imam in italiano. Sono alcuni degli obiettivi indicati ieri dal Comitato per l’Islam italiano, composto da esperti nominati dal ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Al Comitato era stato chiesto un parere su come regolamentare i luoghi di culto islamico, anche alla luce di diverse proposte di legge già presentate in parlamento. Materia spinosa, legata a doppio filo con la libertà di culto garantita dalla Costituzione.

Si parte dai dati. Secondo una recente ricerca, oggi in Italia ci sarebbero oltre settecento luoghi di culto per i musulmani (musalla), in gran parte magazzini e scantinati adibiti alla preghiera, e solo tre vere moschee con cupola minareto (masjid), a Roma, Catania e Milano.

Il comitato chiede più chiarezza sui soldi che arrivano alle moschee. Elemosina rituale (zakat), lasciti e donazioni dovranno essere gestiti dalle associazioni a cui fanno capo i luoghi di culto “secondo criteri di trasparenza” e tenendo un “regolare contabilità”. Per ogni anno finanziario, andranno redatti bilanci preventivi e consuntivi.

All’interno delle moschee, proseguono gli esperti, non devono essere consentite “attività di propaganda politica e ideologica”. Vietate anche le “attività di commercio, ristorazione o altro” se non rispettano le normative vigenti nelle relative materie, come ad esempio le leggi sulla somministrazione di alimenti.

Le moschee dovranno “rispettare la normativa edilizia e urbanistica”, il progetto dovrà essere approvato dall’ufficio tecnico del Comune e gli edifici andranno inseriti in aree destinate a “pubblico interesse” o “luogo di culto”. Tra le altre cose, dovranno essere dotate di parcheggi adeguati al loro bacino di utenza.

Il Comitato immagina luoghi aperti a tutti i fedeli, “uomini e donne, di qualsiasi scuola giuridica, derivazione sunnita o sciita, o nazionalità”. Auspica poi che possano accedervi anche i non musulmani, purché “rispettino la sacralità del luogo” e non disturbino lo svolgimento dei riti. Gli esperti soffermano infine sulla lingua da usare nelle moschee, uno dei punti sui quali è stato più difficile trovare un accordo all’interno del Comitato. Nel parere espresso ieri, si “consiglia che i sermoni siano pronunciati in lingua italiana”, mentre “la recitazione coranica della preghiera riturale deve essere tenuta in lingua araba”.

Scarica il parere integrale del Comitato per l’Islam Italiano

Elvio Pasca

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