Finora solo duecentocinquanta vogliono votare, potrebbero farlo in quarantamila. L’assessore Curti: “La politica si è mossa troppo tardi”
Roma – 15 marzo 2011 – Sono certo più numerosi degli otto pionieri di Milano, ma anche a Torino i cittadini romeni che parteciperanno al voto per le comunali del 15 e 16 maggio sono pochissimi, pur appartenendo alla comunità di immigrati più numerosa in città.
I dati dell’Ufficio elettorale lasciano poche illusioni. Degli oltre quarantamila romeni residenti all’ombra della mole, solo novantadue risultano già iscritti alla lista elettorale aggiunta (passaggio indispensabile per andare alle urne), mentre centocinquantasette hanno presentato la domanda e verranno iscritti nei prossimi giorni. Duecentocinquanta aspiranti elettori, quindi, appena lo 0.6% degli aventi diritto.
Eppure, stando a quanto spiegano in Comune, tutti sono stati informati sulla possibilità di votare ed essere eletti. “A fine febbraio abbiamo spedito una lettera a tutti i residenti comunitari, con le istruzioni per iscriversi alle liste aggiunte. Poi ci sono le affissioni, anche se credo funzionino meno delle lettere. Finora la risposta è molto scarsa” dice Giovanni Bellanti, funzionario del Servizio Elettorale.
I primi ad essere delusi sono i romeni si sono spesi per informare e portare alle urne i connazionali. “Abbiamo spinto molti ad iscriversi alla lista, prima era possibile farlo anche via fax. Da quando però la domanda si presenta solo In Comune, in orari d’ufficio, è diventato più difficile convincere le persone a prendersi un permesso dal lavoro” commenta Aurelia Mirita, presidente dell’associazione Fratia.
L’iscrizione alla lista aggiunta è certo un ostacolo, tra l’altro anche chi si era iscritto nel 2009 per votare alle europee deve presentare una nuova domanda, perché per le comunali c’è una lista distinta. Ma è inutile nascondersi dietro un dito: dai dati traspare comunque un diffuso disinteresse della comunità.
“Molti pensano che il loro voto non conti, manca ancora una consapevolezza piena di cosa significa essere elettori. Però è un tema da portare avanti con insistenza, devono farlo anche i partiti italiani, soprattutto per le seconde generazioni, i nostri figli che vivranno qui. Non dobbiamo mollare, siamo solo all’inizio di un cammino molto lungo” esorta Mirita.
La scarsa partecipazione non stupisce Ilda Curti, assessore comunale all’integrazione. “Molti – commenta – sentono ancora di appartenere precariamente alla società italiana. Ci vogliono tempo e politiche di accompagnamento per arrivare alla consapevolezza di una cittadinanza piena, non dimentichiamo che i romeni sono cittadini europei solo dal 2007 e prima di allora molti di loro erano qui irregolarmente”.
Eppure questo nuovo potenziale bacino elettorale ha fatto muovere i partiti, che hanno contattato associazioni ed esponenti della comunità. “La politica – riflette Curti – si è accorta che i romeni votano solo a ridosso delle elezioni, con un’attenzione che a molti è sembrata sospetta. Non ci si può presentare di punto in bianco e dire: votatemi, vi rappresenterò”.
Elvio Pasca