Recepita la direttiva comunitaria. Il provvedimento riguarda anche i semplici "transiti" in aeroporti di tali paesi ROMA – Il Consiglio dei ministri, riunitosi nel fine settimana a Caserta, ha dato il via libera al recepimento di una direttiva comunitaria che vieta l’autorizzazione di espulsioni, per via aerea, di immigrati verso paesi che utilizzano la tortura o prevedano la pena di morte.
Il provvedimento, in conformità alle convenzioni internazionali, riguarda anche i semplici "transiti" in aeroporti di tali paesi. La normativa comunitaria, più in generale, definisce misure comuni per l’esecuzione di espulsioni per via aerea di stranieri destinati a paesi terzi che, in assenza di voli diretti, debbano effettuare transito in aeroporti situati in un altro stato membro dell’Unione.
Il decreto legislativo di recepimento varato dal Consiglio dei Ministri prevede inoltre una tutela specifica per le donne e per i gay. In base alla normativa, infatti, il transito per via aerea "non è né richiesto né autorizzato se il cittadino di un paese terzo corre il rischio di subire, nel paese di destinazione o di transito, trattamenti inumani o umilianti, torture o la pena di morte, oppure rischia la vita o la libertà a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o delle sue convinzioni politiche". Ma tra le ragioni per le quali è vietata l’espulsione "recependo l’osservazione contenuta nel parere favorevole reso dalla XIV commissione della Camera – si legge nello schema di decreto – sono state inserite, tra tali cause, l’appartenenza ad un genere e l’orientamento sessuale".
"Un passo in avanti, nella civiltà giuridica verso un principio di diritto internazionale, di interferenza quando ci sono violazioni dei diritti umani come la tortura o la pena di morte". E’ il commento di Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino, al recepimento dal Cdm della direttiva europea.
"In questo modo riusciamo a proiettare la nostra posizione giuridicamente più avanzata – ha aggiunto D’Elia – e allo stesso tempo si attua una forma di pressione perché questi paesi la finiscano con le violazioni dei diritti". D’Elia ha ricordato che già esiste il divieto di estradizione verso paesi che applicano la pena di morte.
(15 gennaio 2007)
s.c.


