Gli impegni presi dai 28 dopo la riunione straordinaria a Bruxelles. Per distruggere i barconi in Libia si attende l’ok dell’Onu, profughi trasferiti solo nei paesi Ue che sono disponibili
Bruxelles 23 aprile 2015 – La risposta dell’Ue alle stragi nel Mediterraneo parte da un "rafforzamento della nostra presenza in mare", quindi da Triton. Il Consiglio Europeo straordinario riunitosi oggi Bruxelles ha deciso infatti di “almeno triplicare” i fondi all’operazione di pattugliamento nel Canale di Sicilia coordinata da Frontex e di aumentare navi e aerei che ne fanno parte, grazie a nuovi mezzi che gli Stati membri si sono impegnati a mettere a disposizione già a partire dalle prossime settimane.
Nella dichiarazione finale del Consiglio (qui il testo completo in inglese), non c’’è traccia di un’estensione del raggio di azione di Triton, che opera davanti alle coste italiane, o di un cambiamento del suo mandato. Rimane insomma tecnicamente una missione di pattugliamento dei confini, ma certo un suo potenziamento (avrà 120 milioni di € l’anno, come Mare Nostrum) ne “aumenterà le capacità di ricerca e soccorso” dei barconi in difficoltà.
Il Consiglio si impegna poi nella “lotta ai trafficanti in accordo con la legge internazionale”. Le autorità dei Paesi membri lavoreranno insieme alle agenzie europee (Europol, Eurojust, Easo), alle intelligence e alle polizie dei paesi terzi per distriggere le reti criminali, sequestrarne i beni e arrestarne i membri. Verranno colpiti anche i siti internet attraverso i quali si cercano clienti per i viaggi della speranza.
Viene poi confermata l’intenzione di “identificare, catturare e distruggere” le imbarcazioni prima che siano usate dai trafficanti. Per operare su suolo libico, però, ci vorrebbe un mandato dell’Onu e la Russia, che al momento è in pessimi rapporti con l’Ue, potrebbe porre il veto. Intanto, a Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza, è stato dato lincarico di preparare “una possibile missione” europea.
Per "prevenire l’immigrazione illegale", aumenterà la cooperazione con i paesi terzi, a cominciare da Tunisia, Egitto, Sudan, Mali e Niger e si dialogherà con l’Unione Africana. È previsto anche un summit Eu-Ua a Malta nei prossimi mesi. Più cooperazione anche con la Turchia vista la situazione in Iraq e Siria. È previsto poi il lancio di piani regionali di sviluppo e protezione in Nordafrica e nel Corno d’Africa.
Diversamente da chi fugge da guerre e persecuzioni, e quindi ha diritto ad essere protetto in Europa, i migranti economici irregolari andranno espulsi. Nelle conclusioni si sollecita l’implementazione di accordi di riammissione con i Paesi d’origine e la creazione di un nuovo programma per il rimpatrio rapido dai Paesi membri di frontiera.
Infine, il Consiglio vuole “rafforzare la solidarietà e la responsabilità interne”. Ribadisce la necessità della creazione di un Sistema comune europeo d’asilo e di standard comuni nelle legislazioni vigenti e si impegna ad aumentare gli aiuti di emergenza per i Paesi Membri di frontiera, ma non c’è nessuna rivoluzione sulla ripartizione dei richiedenti asilo: continua a valere il regolamento di Dublino, per cui è il Paese di primo approdo a doversene fare carico.
Nella dichiarazione c'è l'impegno a “considerare l’opzione per organizzare trasferimenti (relocation) di emergenza tra tutti gli Stati membri”, ma solo “su una base volontaria”. E “volontario” sarà anche un primo progetto pilota di resettlement, che permetterà di trasferire in Europa da Paesi terzi persone che hanno diritto alla protezione internazionale.
La presidenza e la Commissione Europea presenteranno la prossima settimana una roadmap che organizzerà fino a giugno il lavoro su questi obiettivi. Intanto, il Consiglio Europeo aspetta anche la nuova Agenda Europea sull’Immigrazione che verrà definita dalla Commissione.
Stranieriinitalia.it
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