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Controlli alle frontiere di Svezia e Danimarca, “Schengen è in pericolo”

Identificato chi viaggia tra i due Paesi e chi arriva dalla Germania. Si cerca così di arginare l’arrivo di migranti irregolari e profughi

 

Roma – 4 gennaio 2015 – Da Svezia e Danimarca arriva un altro colpo alla libera circolazione nell’area Schengen. 

La prima a muoversi è stata la Svezia, che ha ripristinato i controlli sulle persone che arrivano dalla Danimarca su traghetti bus e treni.  Era dagli anni ‘50 che tra i due Paesi ci si spostava liberamente, ma Stoccolma cerca così di arginare gli arrivi di migranti irregolari e profughi, dopo i 200 mila registrati nel 2015. 

Si allungano quindi i tempi per attraversare il Ponte sull’Öresund, 15 chilometri che collegano Malmo e Copenaghen, con particolari disagi per i lavoratori pendolari. Chi viaggia in treno è costretto a scendere alla stazione dell’aeroporto di Copenaghen per sottoporsi ai controlli.  

La decisione di Stoccolma ha causato anche la contromossa di Copenaghen. Oggi il premier danese Lars Løkke Rasmussen ha annunciato la reintroduzione dei controlli alla frontiera meridionale con la Germania, di fatto una sospensione del trattato di Schengen che dovrebbe durare fino al 14 gennaio. 

La chiusura della frontiera da parte della Svezia, ha sottolineato Rasmussen, “puo’ avere grandi conseguenze per la Danimarca” e “può portare a un numero crescente di richieste di asilo”. Le autorità danesi hanno informato ufficialmente della decisione la Commissione Europea, che valuterà quanto siano fondate le loro preoccupazioni. 

Intanto, si preoccupa soprattutto la Germania. Il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Martin Schaefer ha commentato:  “La libertà di movimento è un principio importante, uno dei risultati più grandi negli ultimi anni. Schengen è molto importante ma è in pericolo“.

“Dov’e’ finita la tanto sbandierata civiltà dei Paesi nordici europei? Che fine ha fatto il loro civismo esemplare?” chiede invece in una nota Laura Ravetto (Fi), presidente del Comitato parlamentare Schengen. “E’ insensato che nessuna voce qualificata del Parlamento europeo e della Commissione condanni in modo netto questo modus agendi”.

 

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