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Convocati in Questura, ma non lo sanno

Anche se l’appuntamento era già stato fissato, tanti non hanno ricevuto la lettera che li chiamava a lasciare foto e impronte digitali. Meglio controllare da soli a che punto è la pratica

ROMA – Può diventare un appuntamento al buio quello tra la Questura e chi sta rinnovando il permesso di soggiorno. Non perché i due non si conoscono (si frequentano da anni…), ma perché nessuno si è preso la briga di avvisare il citatdino straniero che è già stato convocato per lasciare la sua foto e le impronte digitali, indispensabili per stampare il nuovo documento.

È successo a Eva, una signora peruviana di 55 anni che, impiegata come domestica in provincia di Roma, lo scorso gennaio ha chiesto il rinnovo del suo permesso per lavoro. "Sapevo che ci voleva tempo, ma i mesi passavano senza novità. Alla fine, visto non mi aveva chiamato nessuno sono andata a chiedere informazioni all’ufficio postale e mi hanno consigliato di controllare su internet".

Poco pratica di nuove tecnologie, Eva si è fatta aiutare da un amico scoprendo così, solo a fine giugno, che il 15 dello stesso mese le era stato già fissato un appuntamento per un’integrazione presso il commissariato di piazzale del Verano a Roma: "Ma a me fino a quel momento non mi aveva avvisato nessuno! Eppure non ho cambiato indirizzo!". Solo dopo essersi presentata per due giorni di seguito in commissariato Eva è riuscita a strappare un nuovo appuntamento per agosto: due mesi dopo la prima convocazione mancata.

È andata un po’ meglio a Pathy, 29enne infermiere congolese che a febbraio aveva chiesto tramite un ufficio postale la conversone del permesso da studio a lavoro. Anche lui ha atteso invano per mesi una convocazione per posta e solo il 16 luglio scorso ha tentato la carta internet, scoprendo che al commissariato di San Benedetto del Tronto lo aspettavano il 15 maggio…

"Ho chiamato e hanno capito subito il problema [forse perché non era isolato? n.d.r.], fissandomi un nuovo appuntamento già per il giorno dopo, quando mi hanno fatto le foto e preso le impronte " dice Pathy. Una celerità probabilmente favorita anche dal fatto che al commissariato della cittadina marchigiana hanno code meno lunghe di quelli della Capitale.

L’ultima testimonianza è freschissima. Nafi, 27 anni, è arrivata dal Senegal in Italia a febbraio con i flussi d’ingresso, ha firmato il suo contratto di soggiorno allo Sportello unico per l’immigrazione e quindi ha consegnato la busta gialla alle poste per chiedere il suo primo permesso di soggiorno. Da qualche tempo era in ansia: "Amici arrivati qui con i flussi dopo di me erano già stati chiamati in questura, allora ieri ho chiamato il numero verde e ho scoperto che avevano convocato anche me a maggio scorso".

Anche in questo caso, dell’appuntamento c’era traccia solo su internet e non nella sua cassetta della posta: "Visto che ai miei amici era arrivata la lettera, ho aspettato anche io…" dice Nafi, che ora dovrà cercare di farsi fissare un nuovo appuntamento al commissariato: "Ho chiamato ieri ma mi hanno detto di riprovare oggi pomeriggio perché l’ufficio stranieri era chiuso. Andrò di persona, sennò chissà quando riesco a parlarci".

Questi casi purtroppo non sono unici, come ci hanno confermato al contact center (848855888) delle Poste quando Nafi ha chiesto che fare. "È già successo ad altri, evidentemente la Questura non ha spedito al convocazione. La cosa migliore è stampare la schermata con il vecchio appuntamento, portarsela in Questura e chiederne uno nuovo" ci ha spiegato l’operatrice. Eppure, che in un sistema così automatizzato le convocazioni siano lasciate alla buona volontà e all’organizzazione dei commissariati (non doveva spedirle in automatico Poste Italiane per raccomandata? non si parlava anche di un sms?), è strano.

Nell’attesa che si tappi quest’ennesima falla, meglio giocare d’anticipo e controllare lo stato della propria pratica su internet, tramite il numero verde 848855888 o facendosi assistere gratuitamente dai patronati. Ad aspettare speranzosi una convocazione per posta, si rischia di perdere l’appuntamento col permesso di soggiorno.

(26 luglio 2007)

 

Elvio Pasca

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