Ancora una bocciatura per il presidente americano. Che però non molla: “Ci vediamo in tribunale. È in gioco la sicureza della nostra Nazione”
Roma, 10 febbraio 2017 – L’ordine esecutivo firmato il 27 gennaio scorso da Donald Trump, che sospende l’ingresso negli Stati Uniti di rifugiati e cittadini di sette nazioni prevalentemente musulmane, deve restare sospeso. Almeno fino a quando non verra’ deciso se il provvedimento si spinge oltre il dovuto nel limitare gli arrivi nella nazione.
E’ questa la decisione tanto attesa della Corte d’Appello federale di San Francisco, che cosi’ lascia in vigore l’alt all’ordine esecutivo voluto da un giudice di Seattle, Stato di Washington, venerdi’ 3 febbraio. Quell’alt sta permettendo alle persone prese di mira dal decreto di entrare negli Stati Uniti. Trump ha subito reagito con un tweet scritto a caratteri cubitali: “Ci vediamo in tribunale. E’ in gioco la sicurezza della nostra nazione!”.
Non e’ chiaro a quale “court” faccia riferimento. Le opzioni sono due: Corte Suprema – ipotesi piu’ probabile – o lo stesso tribunale d’Appello, a cui potrebbe chiedere un’altra udienza ma alla quale partecipino non solo i tre giudici che hanno preso la decisione, bensi’ undici. Difficilmente, dicono alcuni esperti, il dipartimento di Giustizia – guidato da un Jeff Sessions fresco di nomina – fara’ un passo intermedio, preferendo avviare una procedura di emergenza presso il massimo organo giudiziario Usa. La Corte Suprema pero’ e’ composta da otto giudici rischiando uno stallo tra i quattro liberal e i quattro conservatori (il nono manca da quasi un anno, quando mori’ il conservatore Antonin Scalia; a quest’ultimo si e’ ispirato Trump quando ha nominato Neil Gorsuch, che deve essere confermato dal Senato e che ha definito “demoralizzanti” gli attacchi del presidente alla magistratura).
La decisione e’ stata presa da un panel di tre giudici due giorni dopo un’udienza in cui il dipartimento di Giustizia aveva difeso la volonta’ di Trump, che ha pesantemente attaccato chiunque lo abbia criticato in tema di immigrazione; gli avvocati di due Stati che stanno lottando legalmente contro il decreto – Washington e Minnesota – hanno invece sostenuto che esso si basa su discriminazioni religiose che mettono a repentaglio la sicurezza degli Usa invece di migliorarla come sostenuto dal presidente. La Casa Bianca resta convinta che il giudizio di Trump in materia di sicurezza nazionale non dovrebbe essere messo in dubbio dai tribunali e che la Costituzione e la legge federale sono dalla sua parte. I tre giudici che hanno deciso di lasciare bloccato il cosiddetto ‘muslim ban’ non ne sono cosi’ convinti: si tratta di Michelle T. Friedland (nominata dal presidente Barack Obama), William C. Canby Jr (voluto dal Commander in chief Jimmy Carter) e Richard R. Clifton (scelto dall’ex inquilino della Casa Bianca George W. Bush). La loro recisione e’ stata unanima.