Attualmente sono 141mila, in testa Lombardia, Piemonte e Veneto CITTA’ DEL VATICANO, 9 aprile 2008 – Sono 141 mila le imprese create da immigrati con effettiva cittadinanza straniera in Italia, circa il triplo di quante erano nel 2003.
Il dato – fornito dalla Caritas-Migrantes e riferito al giugno 2007 – è emerso nel convegno "Immigrati: per contare di più come lavoratori, come imprenditori, come cittadini", svoltosi ieri nella sede di Radio Vaticana. All’evento sono intervenuti fra gli altri padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, e l’imprenditore camerunense Otto Bitjoka, autore del libro "Ci siamo. Il futuro dell’immigrazione in Italia".
"Serve un progetto – ha sottolineato padre Lombardi – per permettere anche agli immigrati di essere imprenditori in Italia, perché chi vuol dare il suo contributo a questo Paese deve essere considerato parte integrante della società italiana" Il dossier Caritas-Migrantes, realizzato in collaborazione con la Fondazione Ethnoland e con l’emittente radiofonica della Santa Sede e che si inserisce nel progetto ‘ImmigratiImprenditori’, rileva che nell’arco di quattro anni le imprese degli immigrati in Italia si sono quasi triplicate: partendo da 56.422 nel 2003 fino ad assestarsi a 141.393 nel 2007. L’aumento più elevato è intervenuto tra il 2005 e il 2006 (+38,4% e 36 mila nuove aziende) ma è stato consistente anche nei due anni precedenti, continuando perfino tra il 2006 e il 2007, seppure con una crescita contenuta (incremento dell’8% e 11 mila nuove aziende).
I settori prevalenti in cui gli immigrati decidono di aprire un’attività autonoma si confermano il commercio e l’edilizia e circa la metàdelle aziende è costituita da imprese a carattere artigianale. Capofila fra le regioni italiane è la Lombardia con 33 mila attività, cui seguono l’Emilia Romagna, il Piemonte, il Veneto e il Lazio, cinque regioni che da sole incidono per il 68% sul totale delle aziende create dagli immigrati in Italia; mentre fra i capoluoghi di regione il più virtuoso è Cagliari con un rapporto di un’impresa ogni dieci stranieri residenti nella regione. Quanto alla nazionalità, il Marocco detiene con oltre 25 mila esercizi il primato per il numero delle imprese, al secondo posto la Cina con poco più di 19 mila, mentre i cittadini rumeni e polacchi sono, fra quelli comunitari, coloro che dimostrano maggior iniziativa imprenditoriale. Ancora basso il protagonismo femminile: solo un’azienda su sei ha una donna come titolare.
"L’invito che faccio – ha sottolineato padre Lombardi – è quello di superare le difficoltà, culturali e pratiche, che si pongono alla realizzazione di un progetto imprenditoriale degli stranieri in Italia" in funzione di una"maggior consapevolezza comune".