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Dalla rotta balcanica al servizio della comunità: la storia di Waqar Muhammad, il volontario che accoglie i migranti a Livorno

Roma, 17 aprile 2024 – La scorsa settimana, ad accogliere i migranti in arrivo a Livorno, tra i tanti volontari e non, c’era anche qualcuno che conosceva bene quello che avevano appena affrontato. Qualcuno che sapeva il costo della scelta che erano stati costretti a fare. Qualcuno che ricordava bene il sollievo di mettere piede in Europa. Stiamo parlando di Waqar Muhammad, un giovane che oggi ha 28 anni, e che è arrivato in Italia nel 2022 dopo quattro lunghi anni di viaggio.

Migranti, la storia di Waqar Muhammad

Il rapporto tra Waqar Muhammad e l’Italia inizia nel 2022, quando dopo quattro trascorsi tra Pakistan, Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria e Austria, finalmente riesce ad arrivare a Livorno, nel centro di prima accoglienza “Terra ferma”. La sua, però, non è solo una storia di migrazione: una volta capito di esserci riuscito, di essere per davvero arrivato in Europa, ha iniziato a studiare l’italiano, a frequentare corsi formativi, si è lanciato nel volontariato. E’ proprio grazie alla formazione ricevuta che presto è riuscito a trovare un impiego in un ristorante di uno stabilimento balneare di Tirrenia. Poi, sentendo il desiderio di mettere la sua esperienza al servizio degli altri, ha intrapreso il percorso come volontario di protezione civile alla Misericordia di Livorno a dicembre 2023.

Il suo primo vero intervento è stato lo sbarco della Ocean Viking, dove ha assistito e aiutato i migranti appena arrivati. “Per me era la prima volta. Mi è piaciuto poter aiutare. Voglio ringraziare l’Italia e la Misericordia: loro mi piacciono molto, perché sono sempre vicini a tutti, con il cibo, con i vestiti; ad aiutare, come hanno aiutato me”, ha raccontato con tono di gratitudine. “Conoscendo la sua storia, ascoltando il racconto del suo viaggio, per noi è stato molto emozionante vederlo lì. Una doppia emozione: non solo quella che proviamo ogni volta che c’è un nuovo volontario, ma anche perché sapevamo che Waqar aveva addosso un sentimento maggiore rispetto a tutti gli altri”, ha sottolineato poi Leonardo Tomassoli, responsabile dell’area emergenze della Misericordia di Livorno.

Ma che cosa ci racconta questa storia? Che quando l’integrazione è strutturata, quando il sistema accoglienza funziona, quando la solidarietà è reale, le barriere culturali e geografiche possono sgretolarsi in un batter d’occhio.

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