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Danimarca: in periferia meno integrazione

L’europarlamentare Messerschmidt spiega il successo del partito Df e denuncia il contrasto tra immigrati e cultura danese

Roma, 13 ottobre 2010 – “Senza dubbio la priorità della Danimarca è risolvere il problema dell’immigrazione. Vogliamo aumentare le possibilità di ingresso per gli stranieri che lavorano e limitare le chance di chi non partecipa alla produzione di ricchezza. Il tema centrale alle elezioni 2011 sarà proprio chi e come può usufruire dei benefici sociali”.
 
Questa è l’analisi dell’europarlamentare danese Morten Messerschmidt  che in un intervista al Sole24Ore, spiega obbiettivi e programmi del Dansk folkeparti (Df), partito del popolo danese. 
 
Messerschmidt, personaggio politico controverso dai  trascorsi scandalistici, quando tre anni fa il tabloid B.T lo immortalò ubriaco mentre cantava  canzoni del Terzo Reich e tendeva  il braccio destro con saluti nazisti.
 
Ora è europarlamentare e da nove anni il suo partito, anti-immigrazione, sostiene il governo conservatore e oggi analizza la situazione danese; denunciando come gli immigrati sul territorio sono il 7%, di cui  i musulmani rappresentano il 3,4%, e molti sono rifugiati. “In alcune zone la densità è più alta, lì ci sono grandi problemi nei meccanismi di integrazione. Non è un contrasto di quantità ma di qualità con la cultura danese. È anche una questione di percezione”.
 
Messerschmidt spiega anche le cause del successo del Df, analizzando come abbia un grande seguito nei sobborghi urbani, dove i flussi di immigrati riguardano soprattutto persone poche istruite e che molto spesso delinquono per sopravvivere. In questo modo concorrono a rendere difficile la convivenze e l’integrazione.
 
Molti degli abitanti di periferia, come a Rodovre, Golstrup, Brondby e Hvidovre “Sono contro gli immigrati. Sono razzisti perché hanno paura ma non sono fanatici, hanno i loro valori, credono nel welfare state, inteso come comunità in cui si aiuta".
 
M.I.
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