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Decreto Flussi e sanatorie: uffici di questure e prefetture allo stremo

Roma, 3 marzo 2023 – Il Decreto Flussi 2023 prevede l’ingresso di 82.705 lavoratori stranieri extracomunitari. Riuscire a gestire tutte le domande e le sanatorie anche degli anni precedenti, rimaste in sospeso, rappresenta una grossa sfida per gli addetti al lavoro. In particolare, la situazione si aggrava considerando che il Viminale ha 6mila dipendenti civili in meno di quelli che sono previsti in organico. Per questo, teoricamente, è stata avviata una selezione fra agenzie per il lavoro per inserire 1.100 somministrati. Operazione che prevederà una spesa di 47 milioni.

decreto flussi

Decreto flussi, uffici in stress

Sebbene la procedura sia già partita, l’ingresso dei lavoratori somministrati non avverrà prima di giugno. Non dovrebbe, invece, influire particolarmente sul lavoro degli uffici la scadenza del 4 marzo per gli oltre 169mila permessi di soggiorno per protezione temporanea già rilasciati ai rifugiati ucraini. Questo perchè il decreto legge approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri ne ha prorogato la data al 31 dicembre 2023. La carenza di personale, però, non si rispecchia solo sui ritardi nelle sanatorie e nei rilasci dei permessi di soggiorno, ma anche in quelli dei passaporti.

Stando ai dati presentati dal ministero dell’Interno, a fronte di una necessità di 22mila persone in organico, oggi ce ne sono 15.675. La scarsità riguarda anche il personale di polizia che opera nelle questure a fianco dei dipendenti civili: rispetto ai 113mila lavoratori in servizio prima della riforma Madia, oggi la Polizia può contare su 96mila persone. Lavoratori che ovviamente svolgono anche funzioni di presidio del territorio. “Non ci sono automatismi che garantiscano l’impiego di chi ha già avuto un contratto. L’avviso del Viminale fa però riferimento alla capacità di svolgere le attività previste e il contratto che il ministero siglerà con l’agenzia selezionata sarà ancora più esplicito. Questo dovrebbe permettere di reinserire tutti i lavoratori già impiegati. In molti, peraltro, hanno già trovato un’altra attività”, ha spiegato Paolo Bonomo, coordinatore nazionale Cisl Fp per il ministero dell’Interno.

L’avviso prevede l’inserimento di 550 lavoratori nelle questure, e di 570 nelle Prefetture per sette mesi negli uffici immigrazione. In totale, si prevede una spesa di circa 47 milioni di euro. Questo anche perchè il ricorso al lavoro in somministrazione è più costoso per lo Stato rispetto a quello degli interni. Agli oneri retributivi e contributivi, infatti, si aggiunge anche la commissione per l’agenzia che può valere dal 6% all’11% del costo del lavoro.

A incidere in questo situazione è stata, inoltre, la mancanza di concorsi. “La carenza di personale negli uffici del ministero dell’Interno oscilla intorno al 30% degli organici previsti. I concorsi si stanno svolgendo, ma l’ingresso avviene in tempi lunghi rispetto alle esigenze”, ha infatti spiegato Adelaide Benvenuto, coordinatrice nazionale Fp Cigl. “I concorsi si stanno svolgendo, ma l’ingresso avviene in tempi lunghi rispetto alle esigenze. Se non si interviene sugli organici la Pa rischia di diventare un serbatoio di lavoro precario e lo Stato di non poter più garantire i servizi ai cittadini. L’età media ha abbondantemente superato i 50 anni: serve un ricambio generazionale”, ha infine dichiarato in conclusione Sandro Colombi, segretario generale Uilpa.

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