Roma, 26 novembre 2024 – Emergency interviene con fermezza contro il Decreto Flussi, in discussione alla Camera, definendolo un “ennesimo pessimo intervento” nella gestione del fenomeno migratorio. In una nota ufficiale, l’organizzazione sottolinea come il governo continui a trattare la migrazione come un’emergenza da respingere, anziché come un fenomeno strutturale da regolare con equità e serietà. Il decreto, nato con l’intento di migliorare i meccanismi legati a click day, permessi di lavoro per stranieri e procedure d’asilo, nasconderebbe, secondo l’Ong, una serie di misure restrittive che ostacolano la vita delle persone migranti e complicano l’operato delle Ong nel Mediterraneo.
Decreto flussi, la denuncia di Emergency
Emergency punta il dito contro una serie di disposizioni: la riduzione delle tutele per i richiedenti asilo, le norme contro le Ong-Sar, lo spostamento delle competenze giudiziarie e il secreto degli appalti. Nello specifico, per quanto riguarda la riduzione delle tutele per i migranti, il decreto accelera le procedure di frontiera, limita il tempo per fare ricorso e facilita il trattenimento dei migranti, creando nuovi ostacoli all’ottenimento della protezione internazionale. Rispetto ale norme contro le Ong-Sar la prescrizione, per evitare situazioni di pericolo “a bordo”, viene estesa a qualsiasi contesto, amplificando le responsabilità delle navi umanitarie. Inoltre, il tempo per fare ricorso contro provvedimenti di fermo amministrativo delle navi viene ridotto drasticamente da 60 a 10 giorni. La convalida dei trattenimenti di richiedenti asilo, poi, viene trasferita dalle sezioni specializzate dei tribunali civili alle già sovraccariche Corti d’Appello, con un aggravio che mina ulteriormente il funzionamento della giustizia. Infine, le procedure per la cessione di mezzi e materiali ai Paesi terzi, come Libia e Tunisia, saranno coperte da segreto, limitando la trasparenza sui trasferimenti di motovedette e altre risorse.
Inoltre, Emergency critica l’inclusione nel decreto della lista dei cosiddetti “Paesi sicuri”, che comprende Stati come Bangladesh, Egitto e Tunisia, ritenuti inadeguati da diversi report delle Nazioni Unite. L’Ong, poi, denuncia che il decreto ostacolerà l’impegno umanitario delle associazioni e faciliterà le attività dei trafficanti di esseri umani. Riducendo le opportunità di intervento legale e umanitario, aumenteranno i rischi per chi attraversa il Mediterraneo. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), lungo la rotta del Mediterraneo centrale, solo nel 2023 si contano almeno 515 morti e 830 dispersi. Ad eccezione di alcune misure, come il permesso temporaneo per le vittime di caporalato e un periodo cuscinetto di 60 giorni per lavoratori stranieri alla scadenza del contratto, Emergency quindi considera il Decreto Flussi un passo indietro. L’Ong accusa il governo di adottare una logica punitiva, aumentando le difficoltà per migranti e organizzazioni umanitarie e ignorando le vere necessità di regolazione e integrazione.
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