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Migranti, la storia di Sarour e le difficoltà dei minori stranieri a trovare posto a scuola

Roma, 26 novembre 2024 – Sarour ha 13 anni, è egiziano e vive in Italia da solo. Dopo il suo arrivo, è stato accolto nel progetto Sai Gea, gestito dall’Arci a Roma, che si occupa di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Tuttavia, nonostante il suo entusiasmo e il desiderio di costruire un futuro, da due mesi Sarour non frequenta la scuola. Sebbene la legge italiana stabilisca il diritto-dovere all’istruzione per tutti i minori dai 6 ai 16 anni, per lui non si è trovato posto. Un problema che non riguarda solo Sarour, ma che è il sintomo di un sistema scolastico che fatica a rispondere alle esigenze dei ragazzi migranti, soprattutto adolescenti.

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Migranti, un percorso scolastico negato

A settembre, l’associazione Scuolemigranti, che riunisce 90 organizzazioni impegnate nell’insegnamento dell’italiano come lingua seconda, ha chiesto l’iscrizione di Sarour a diverse scuole secondarie di primo grado: gli istituti comprensivi Regina Elena, Settembrini, Montessori-M.C. Pini, Winkelmann, Sinopoli-Ferrini e Manin. Tutte le richieste sono state respinte per mancanza di posti. Il 29 settembre, l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio si è attivato, facendo pressione sull’Istituto Regina Elena, ma anche in questo caso la risposta è stata negativa. Nel frattempo, Sarour ha perso due mesi di scuola, privandosi non solo dell’apprendimento della lingua italiana, ma anche delle opportunità di socializzazione e integrazione. “È inaccettabile che un diritto così fondamentale venga disatteso“, denuncia Paola Piva, coordinatrice di Scuolemigranti. “Questo tema non può essere lasciato sulle spalle del volontariato”.

Negli ultimi tre anni, Scuolemigranti è riuscita a inserire 530 ragazzi stranieri nelle scuole romane. Tuttavia, dal primo settembre di quest’anno, sono già stati 73 i casi di minori a cui l’iscrizione era stata inizialmente preclusa, con il volontariato costretto a intervenire per garantire un diritto fondamentale. Secondo Paola Piva, la situazione sta diventando ingestibile, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti stranieri, che necessitano di un inserimento nelle scuole superiori. Nonostante le sollecitazioni del direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, Anna Paola Sabatini, affinché le scuole accolgano le iscrizioni anche in corso d’anno, il problema persiste.

Il caso di Sarour non è isolato, ma rappresenta una criticità strutturale. L’arrivo di giovani stranieri, spesso non accompagnati, mette alla prova un sistema scolastico che fatica a rispondere in maniera tempestiva e adeguata. Le difficoltà logistiche, la carenza di personale e l’assenza di un coordinamento efficace rendono il diritto all’istruzione una conquista che, troppo spesso, deve essere rivendicata caso per caso. La storia di Sarour, quindi, è un richiamo all’urgenza di affrontare il problema in modo strutturale. Garantire il diritto all’istruzione per tutti i minori, italiani e stranieri, non è solo un obbligo legale, ma un investimento fondamentale per il futuro del Paese. La scuola è il primo passo verso l’integrazione, e ogni giorno perso rappresenta un’opportunità mancata per costruire una società più inclusiva.

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