Stefano Camilloni
"Nel 2050 sarebbe necessario un flusso annuo di ingressi nel nostro paese superiore al milione di persone" ROMA, 27 ottobre 2008 – I flussi migratori da soli non salveranno l’Italia e il mondo occidentale dall’invecchiamento della popolazione e dai suoi riflessi sulla crescita economica.
E’ questo il tema conduttore di una lezione del vice direttore generale della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sul tema ”invecchiamento della popolazione, immigrazione, crescita economica”, tenuta all’universita’ degli studi di Perugia.
Visco ha precisato che probabilmente la popolazione mondiale supererà nel 2050 i 9 miliardi di persone, di cui circa 6 miliardi comprese tra i 15 e i 64 anni e con il numero di persone sopra i 60 anni per la prima volta superiore a quelle con meno di 15 anni. Nei soli paesi Ocse gli over 65 sarebbero 340 milioni, un quarto della popolazione complessiva. In Italia la popolazione supererebbe i 61 milioni. Con gli ultraottentenni che salirebbero dal 5,3 ad oltre il 13%. E con prospettive economiche negative per il nostro paese: la quota di occupati scenderebbe dal 40 al 34% ed il livello del prodotto pro-capite diminuirebbe di 14 punti percentuali. Inoltre, lo squilibrio demografico determinerà una maggiore pressione fiscale necessaria a finanziare la spesa pensionistica e assistenziale.
Un’ancora di salvezza, afferma Visco, può venire dall’immigrazione ma solo ”entità irragionevolmente elevate dei flussi” potrebbero stabilizzare le grandezze demografiche ed economiche dell’Italia. Nel 2050 sarebbe necessario un flusso annuo di ingressi nel nostro paese superiore al milione di persone. E così, sul piano mondiale, ”i pur consistenti flussi migratori previsti e il più alto livello medio di istruzione dei futuri adulti non costituirebbero – osserva – forze sufficienti a contrastare la caduta del tasso di occupazione determinato dall’invecchiamento della popolazione”.
