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Diritto alla pensione, la lettera della comunità albanese alle Istituzioni

Roma, 12 marzo 2021 – “Questa lettera parte da Asti il paese di Don Bosco, di Papa Bergoglio e che tiene il nome di uno dei primi Santi del Cristianesimo, San Asti, il santo di Durazzo e degli albanesi”. Inizia così la lunga lettera scritta dalla comunità albanese per sottolineare il loro diritto alla pensione. “Qui si è fermato il tempo per un momento e si è concentrato lo spazio per mandare una lettera simile che non è la prima e non sarà l’ultima se il problema non si risolverà…”

Diritto alla pensione, la richiesta della comunità albanese

“Diaspora 91-19 è un gruppo di circa 1600 persone (in crescita continua), uniti esclusivamente a sensibilizzare le autorità competenti per risolvere una carenza legislativa sull’assicurazione sociale dei citadini albanesi, italo albanesi che lavorano in italia e dei cittadini italiani che lavorano in Albania”, continua il testo. “In  Italia vivono da decine d’anni più di 400 mila albanesi e altri circa 200 mila già naturalizzati cittadini italiani da tempo. Operano più di 45 mila imprese appartenenti ai nostri concittadini, che rappresentano circa il 10% degli imprenditori non comunitari. Con la loro forza lavoro, rispondendo agli obblighi legislativi, versano miliardi di contributi e altrettanto di tasse ogni anno. Ma sono decine di migliaia di loro ai quali lo stato non risponde per mandarli in pensione con l’età abbastanza avanzata ed un’anzianità lavorativa sopra i limiti. Questo per una semplice carenza legislativa.

Dall’altra parte, sono più di 2.500 le imprese italiane in Albania dove lavorano migliaia di cittadini italiani che hanno lo stesso problema. Rispondendo a questa carenza legislativa, ultimamente si sono viste tante video conferenze e conferenze stampa con personalità competenti Albanesi come il Primo Ministro Edi Rama, l’ex Ministro per l’Europa e gli Affari Esteri Gent Cakaj, i suoi Vice Ministri, diretti incaricati per l’accordo, (ex) Etjen Xhafa e oggi Sokol Dedja, il Ministro di Stato per la Diaspora Pandeli Majko, l’Ambasciatrice d’Albania in Italia Anila Bitri Lani e ultimamente anche dalla Ministra degli Affari Esteri Olta Xhaçka..

Nelle loro ultime apparizioni in videoconferenze, conferenze stampa e discussioni in Parlamento si è detto che il problema è troppo complicato dal punto di vista finanziario, ha un costo, ma sono pronti da domani a fare l’accordo e lasciando intendere: “se l’Italia sarà d’accordo…“”

diritto alla pensione

La lettera della comunità albanese

“La stessa cosa da questa parte. Le personalità importanti d’Italia come l’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano, la Sottosegretaria del Ministero del Lavoro e le Politiche Sociali Francesca Puglisi. I Segretari Nazinali della CGIL, CISL e Uil, Roberto Giselli, Ignazio Ganga, Domenico Proietti, il Presidente INAS CISL Gigi Petteni, Segretario Generale FAI CISL Onofrio Rota, Segretario Nazinale CISL Giulio Romani. I senatori Tommaso Nannicini e Susy Matrisciano, il Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze Pierpaolo Baretta, la Vicepresidente dell’INPS, Luisa Gnecchi ecc… Non riusciamo a capire chi altro dovevamo coinvolgere per la risoluzione del problema.

Tutti loro hanno confermato che questo è un diritto indiscutibile e da tempo vergognosamente negato. Che il costo non è per niente un problema (cose tutte registrate). Ma la loro voce non è mai arrivata alle 4 cariche omologhe competenti. Ovvero il Primo Ministro, il Ministro degli Esteri, il Ministro del Lavoro e il Ministro dell’Economia e delle Finanze. Perché? Non riusciamo a capire. Perché si ignora invece di risolverlo? E non è così complicato quanto si fa apparire. Sono 3 le soluzioni possibili:

1.- La convenzione cioè l’accordo bilaterale sull’assicurazione sociale (che l’Italia ce l’ha con tutti gli stati dell’UE e con altri 27 stati extra UE tra i quali, con tutti gli stati dei Balcani che circondano l’Albania, e con l’Albania NO). Cosa che sta andando avanti da decina d’anni senza risultato perché si devono mettere d’accordo 2 attori con pretese forse “complicate”.

2.- Partendo dall’articolo 3, 35 e 38 della costituzione saremo costretti ad azionare una CLASS-ACTION chiedendo di dar fine a una discriminazione che non la meritiamo anche se sarà molto più lunga.

3.- Molto più facile se si riconoscono in modo figurativo e unilaterale a tutti i cittadini italiani, Italo-albanesi ecc… gli anni lavorati nei paesi non convenzionati inclusa l’Albania (cosa che prevedono tutte le convenzioni). Senza pagare un soldo per quegli anni (ripetiamo riconoscimento figurativo) sicuro sarebbe la soluzione più veloce e fattibile. Perché è una decisione che potete prendere senza essere obbligati a chiedere il parere dell’Albania. Tanto anche le convenzioni questo prevedono cosa che darà solo il diritto di andare in pensione solo per i contributi versati in Italia…

Chiedono questo perché si sentono discriminati (facendo riferimento all’art. 3, 35 e 38 della costituzione). Per esempio, applicando l’ultima legge sulle pensioni (quota 100) si può andare (più esatto devono andare per età avanzata che non riescono ad affrontare il lavoro) in pensione chi ha:

-62 anni di età e 38 anni di anzianità lavorativa.

-Questo perché  ai 62 anni, specialmente in certi settori come edilizia sui tetti e ponti, in catene di montaggio, nei campi ecc… si rischia la vita, l’invalidità o la disoccupazione permanente dopo un licenziamento per età avanzata.

-E loro hanno la stessa età, 62 anni o forse di più, la stessa anzianità lavorativa, 38 anni o forse di più, ma sfortunati perché qualche anno hanno dovuto lavorare nei paesi non convenzionati, cioè non in UE, non negli altri 27 paesi convenzionati con l’Italia ma, in Albania ecc…

-Si ignora il fatto che loro chiedono il riconoscimento della pura anzianità lavorativa senza nessun onere a carico dello Stato. Chiedono la pensione solo per gli anni lavorati in Italia come dicono tutte le convenzioni.

-Se non lo farete di sicuro aumenterete gli incidenti anche mortali, gli invalidi e i disoccupati permanenti per età avanzata…

Se lo farete si restituirà la sicurezza sociale a chi oggi si sente più che discriminato (l’art. 3, 35 e 38 della costituzione)”.

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