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Trump per l’Onu sceglie Nikki, figlia di immigrati

Nikki Haley, nata in una famiglia sikh arrivata in America dal Punjab, sarà ambasciatrice degli Usa alle Nazioni Unite. “Nessuno dovrebbe mai sentirsi indesiderato in questo Paese”

 

Roma –  23 novembre 2016 – Anche questo è american dream. A dare voce agli Stati Uniti all’Onu sarà una figlia di immigrati. 

Nikki Haley, 44 anni, governatrice repubblicana del South Carolina, è stata scelta da Donald Trump come prossima ambasciatrice americana alle Nazioni Unite. Ha poca esperienza di politica internazionale, ma secondo il presidente eletto è la persona giusta, perché “ha la capacità di unire le persone, a prescindere dal loro background o dall’affiliazione partitica, per ottenere le politiche fondamentali per migliorare il suo Stato e il nostro Paese”.

Nimrata Nikki Randhawa, questo il suo nome da nubile, è nata e cresciuta in South Carolina in una famiglia di sikh arrivati in America dal Punjab.  “Crescendo nel Sud, la nostra famiglia non era come le altre e non avevamo molto. Ci sono stati tempi duri, ma avevamo la possibilità di fare ed essere qualsiasi cosa volessimo, lavorando” ha raccontato.

È stata la prima donna e la prima persona di origine indiana a governare il suo Stato. Nella sua carriera politica si è spesso spesa contro razzismo ed estremismo e a favore di un’America accogliente con gli immigrati, anche criticando Trump durante la campagna per le primarie per le sue dichiarazioni contro musulmani e messicani. 

“Gli immigrati arrivano da generazioni sulle nostre coste per vivere il sogno americano. Vogliono il meglio per sé e i per i loro figli. Dobbiamo resistere alla tentazione di seguire il richiamo delle voci più arrabbiate. Nessuno dovrebbe mai sentirsi indesiderato in questo Paese, se ha voglia di lavorare duramente, di rispettare la legge e amare le nostre tradizioni” ha detto lo scorso gennaio, tenendo per i Repubblicani il contro-discorso sullo Stato dell’Unione davanti a Barack Obama.

La governatrice repubblicana è comunque molto critica sull’immigrazione irregolare. L’America, ha spiegato in quella stessa occasione,  “non può continuare ad accogliere immigrati irregolari”, né dovrebbe accogliere profughi “di cui non possiamo conoscere le intenzioni”. Bisogna “correggere il sistema”, “fermare l’immigrazione illegale” e dare “il benvenuto agli immigrati regolari a prescindere da razza e religione, come fatto per secoli”.  

 

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