Una burocrazia centralizzata, gelosa del proprio potere e autorizzata dalla politica a considerare una questione epocale un problema di ordine pubblico, ha in questi decenni malgovernato l’immigrazione italiana.
Soltanto negli anni più recenti, forte di un’esperienza costata i tormenti di Sisifo ai cittadini stranieri e agli innocenti funzionari costretti ad inventarsi un mestiere per cui nessuno li aveva preparati, questa burocrazia ha iniziato ad "azzeccarne" qualcuna. Su tutte spicca la decisione di spostare la consegna delle domande di sanatoria prima, e di chiamata diretta dopo, dalle Questure e dalle Direzioni Provinciali del Lavoro agli uffici postali. Come d’incanto le code infinite, per lunghezza e durata, sono sparite. Come d’incanto un poco di buonsenso ha risolto un problema che per anni ha offeso il nostro senso di umanità e di civiltà.
Vediamo se la serie felice continua. Magari leggendo le circolare attuativa del decreto flussi 2006 scopriremo che questa volta le domande andranno presentate due o tre giorni dopo la pubblicazione del decreto flussi e non l’indomani (il testo della Gazzetta Ufficiale è disponibile, solo on-line, non prima delle 18 del giorno di pubblicazione: quanti hanno i mezzi o il tempo per collegarsi quotidianamente ad internet?). In questo modo tutti sapranno per tempo quando scatterà il via di una gara alla consegna che lo scorso anno in molte province si è conclusa nei primi 30 minuti di apertura degli uffici postali, chi è arrivato al trentunesimo si è visto respingere la domanda perché quelle presentate prima della sua avevano già esaurito le poche quote disponibili.
Magari leggeremo anche che tutti gli uffici delle Poste dovranno accettare le domande a partire dallo stesso orario e che ogni aspirante datore di lavoro, dipendenti delle Poste inclusi, potrà presentare una sola domanda alla volta per poi rimettersi in fila se vuole chiedere l’ingresso di altri lavoratori. La gara così sarebbe un po’ più equa. Qui si fermano le nostre speranze a breve termine, in attesa del giorno in cui questo stesso buonsenso farà breccia nelle menti dei politici, spingendoli finalmente all’abrogazione del decreto flussi.
(23 gennaio 2006)
Gianluca Luciano