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E’ alle porte la Festa nazionale del Senegal

Il 4 aprile i senegalesi celebrano la liberazione. L’associazione ‘RomaJo’ si prepara a festeggiarla all’insegna dell’integrazione

Roma – 1 aprile 2008 – Il 4 aprile il Senegal festeggia la liberazione. In questo giorno, diventato festa nazionale, la Federazione del Mali – di cui il Senegal faceva parte insieme al Sudan francese (oggi Mali) – divenne completamente indipendente nel 1960.

In occasione della ricorrenza, la neonata associazione ‘RomaJo’ organizza una serata aperta a tutti, allietata da performance musicali, buffet etnico, dj set e danze. I festeggiamenti cominceranno a partire dalle 19.30 allo Studio 18 in Piazza Teatro Pompeo, 39.

E’ prevista la proiezione di un video sulle zone rurali del Senegal, in cui è presente l’intervista al presidente dell’associazione dei contadini e degli agricoltori dell’Africa occidentale. Seguirà l’intervento di Touty Coundoul, noto esponente della comunità senegalese in Italia.

Alle 21 inizieranno i veri festeggiamenti con la musica dal vivo, il cui protagonista sarà Mory Chun, percussionista e leader di un gruppo afro. Seguirà il buffet etnico offerto dall’Ambasciata senegalese. La serata si concluderà ancora sullo sfondo dei ritmi africani. Con il suo raro archivio di musica nera, il Dj Desire intende infatti far ballare tutti i presenti.

L’associazione ‘RomaJo’, presenziata da Lamine Kaba, è nata ufficialmente lo scorso gennaio. Il suo statuto si basa su tre punti cardinali: promozione delle politiche giovanili; integrazione tra le diverse culture; lotta contro la povertà.

“RomaJo si è proposta di aprire la festa nazionale a tutti – spiega Lamine Kaba – italiani e stranieri senza distinzione. E’ sempre stata un evento privato, chiuso tra le mura dell’Ambasciata e riservata esclusivamente alla comunità senegalese. Ma non deve più essere così se vogliamo favorire l’integrazione, e siccome è proprio ciò che ci proponiamo, sin da quest’anno tra gli invitati alla Festa del Senegal ci sono tantissimi italiani. Siamo lieti – aggiunge Kaba – di renderla multietnica”.

A.I.

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