Per i clandestini nessun arresto, nè processi per direttissima, ma solo il pagamento di un’ammenda ROMA, 8 novembre 2008 – Marcia indietro del governo sul reato di immigrazione clandestina.
Per lo straniero irregolare scoperto dalle forze dell’ordine in Italia non scatterà più l’arresto obbligatorio, nè dovrà essere processato per direttissima, come era stato previsto inizialmente nel ddl Sicurezza del governo, ma scatterà il pagamento di un’ammenda dai 5.000 ai 10.000 euro.
La commissione Giustizia del Senato ha infatti approvato un emendamento, presentato all’ultimo minuto dal governo, per il quale l’immigrazione clandestina potrà essere considerata solo un reato contravvenzionale e come tale sanzionabile con un’ammenda che potrà oscillare dai 5.000 ai 10.000 euro.
"Dobbiamo avvertire tutti quelli che provengono dalla Libia, dal Kurdistan, dall’Iraq o dalla Somalia – è il commento ironico del capogruppo del Pd in commissione Giustizia Felice Casson – di portarsi dietro anche il bancomat quando vengono in Italia…”. "E’ una misura finta – aggiunge – davvero ridicola. Ma ben venga la marcia indietro visto che l’Europa ha evidentemente saputo far sentire la propria voce".
Secondo le stime del governo, infatti, se si fosse lasciata la misura dell’arresto obbligatorio, le carceri italiane si sarebbero trovate a dover fronteggiare una nuova emergenza: l’ingresso negli istituti penitenziari di circa 50.000 clandestini. E poi anche l’Europa ha manifestato più volte la propria contrarietà.
Cosi’ il governo ha preferito adottare una soluzione piu’ soft.
I clandestini che entrano nel territorio italiano o che vi permangono clandestinamente dovranno comunque affrontare un processo davanti al giudice di pace. E potranno essere condannati al pagamento dell’ammenda. In caso di insolvenza, secondo quanto prevede la procedura stabilita per i giudici di pace, le soluzioni potrebbero essere due: o un periodo di lavori socialmente utili (difficilmente praticabili nei confronti dei clandestini perchè comporterebbe una loro messa in regola) o l’obbligo di farsi trovare presso il proprio domicilio il sabato e la domenica. Ma anche questa ipotesi sembra difficilmente praticabile nel caso dell’immigrato irregolare.
Così in caso di insolvenza, spiega il senatore dell’Idv Luigi Li Gotti "è molto probabile che non accada proprio nulla".
"C’è sempre l’espulsione – aggiunge – ma tutti sappiamo bene quale sia la sua efficacia…".