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Epifani: “Non scaricare sugli immigrati i costi della crisi”

Il segretario della Cgil al congresso nazionale. “Riforma cittadinanza è sfida di civiltà Roma – 5 maggio 2010 – ”In tema di migranti e di politiche di accoglienza il governo continua a respingere quei cambiamenti legislativi che sono necessari per evitare che la crisi scarichi su questi lavoratori costi sociali e personali altissimi, e per scoraggiare una clandestinità obbligata da norme prive di buon senso o umanità come quella che contrappone il diritto a un ammortizzatore sociale ai tempi per lasciare l’Italia, una volta che ha perso il lavoro”.

Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, nella relazione di apertura del congresso di Rimini ha affrontato oggi il tema degli immigrati.  ”Il pacchetto sicurezza  -dice – ha incrinato il profilo della nostra civiltà giuridica e anche, non poco, il profilo della nostra immagine e della nostra democrazia -continua Epifani- alimenta ogni intolleranza, e quel sottofondo di xenofobia e caccia al diverso, che e’ nelle viscere delle nostre società, ieri come oggi”.

"Siamo stati nelle piazze nelle manifestazioni, abbiamo ricordato i vent’anni dell’assassinio di Jerry Masso e scelto Rosarno come sede del Primo Maggio, come luogo simbolo del rapporto inaccettabile tra criminalità organizzata e domanda di lavoro di tanti immigrati trattati come schiavi moderni" ha detto Epifani ricordando l’impegno del sindacato sull’immigrazione e contro il razzismo.

"Con la determinazione che deriva da questo impegno – ha aggiunto – da queste convinzioni profonde, di fronte al dibattito parlamentare che si accinge ad affrontare il tema dello ius soli, non crediamo che sia piu’ un sogno, una fuga in avanti, battersi perchè questa sfida di civiltà la si possa vincere davvero; e sperare che l’amore che si deve portare a una vita che nasce, sia fatto anche del riconoscimento della comune cittadinanza, oltre che dei doveri di umanità verso i bambini di un asilo o di una scuola, e verso i figli di chi si ritrova ad essere soltanto un clandestino”.

“La lettera di quell’imprenditore di Adro che ha pagato la retta della mensa – ha aggiunto il segretario della Cgil – comincia con una frase che dice tutto: sono figlio di un mezzadro, ho imparato da mio padre il rispetto che si deve alle persone".

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