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Europa più severa con chi dà lavoro ai clandestini

Da oggi in vigore la direttiva con le sanzioni. I 27 devono adeguarsi entro due anni

20 luglio 2009 – L’Europa dichiara guerra a chi dà lavoro a immigrati irregolari. Nuove sanzioni finanziarie, amministrative e penali sono prevista da una direttiva pubblicata il 30 giugno sulla Gazzetta Ufficiale europea, che entra in vigore oggi e dà agli Stati membri due anni di tempo per adeguarsi.

La direttiva vieta l’assunzione di cittadini stranieri irregolari. I datori di lavoro dovranno chiedere il permesso di soggiorno, conservarne una copia e informare sempre le autorità se assumono un immigrato.

Le multe saranno  proporzionate al numero di dipendenti irregolari. Si aggiungeranno al pagamento dei costi per il rimpatrio, della retribuzione arretrata (se era inferiore al minimo stabilito dalla legge), delle tasse e dei contributi non versati, che il lavoratore potrà riscuotere anche dal suo Paese.

Sul fronte amministrativo, è prevista per le imprese l’esclusione da appalti e sovvenzioni pubbliche. Gli stabilimenti in cui hanno lavorato degli irregolari potranno essere chiusi temporaneamente o anche definitivamente, così come si potrà arrivare alla sospensione o al ritiro delle licenze d’esercizio.

Nei casi più gravi (recidivi, impiego di più clandestini, di minori o vittime della tratta)  si prevede che la violazione intenzionale del divieto di assumere clandestini sia considerato reato. Scatteranno di conseguenza anche delle sanzioni penali.

Tutte le sanzioni saranno comunque meno dure se il datore di lavoro è un privato (come succede per le famiglie che occupano colf e badanti) e se non si rilevano condizioni di particolare sfruttamento.

Associazioni e sindacati potranno assistere chi denuncia i propri datori di lavoro o anche presentare denunce autonomamente. Gli Stati membri sono chiamati a vigilare, prevedendo ispezioni  efficaci e definendo i settori in cui si concentra l’impiego di manodopera irregolare.

E lavoratori? Non verranno regolarizzati, quindi li aspetta comunque l’espulsione. Solo  in situazioni di particolare sfruttamento o se il lavoratore è un minore gli Stati membri potranno concedere, caso per caso, permessi di durata limitata per favorire lo svolgimento del processo penale.

Gli Stati membri dovranno tradurre in pratica la direttiva entro il 20 luglio 2011, ma l’Italia è a buon punto, avendo già nella sua legislazione pene severe per chi assume clandestini.

Il testo unico sull’immigrazione prevede per il datore di lavoro l’arresto da tre mesi a un anno e una multa di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato, alle quali si aggiungono poi le sanzioni amministrative per la violazione degli obblighi retributivi e contributivi.

Scarica la direttiva

Elvio Pasca

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