Stamattina è sbarcata a Fiumicino la prima famiglia coinvolta nel progetto di Sant’Egidio, Evangelici e Valdesi. Visti umanitari come alternativa ai barconi della morte
Roma – 4 febbraio 2016 – Fuggire dagli orrori della guerra e trovare protezione in Italia, senza dover salire su un barcone. A dimostrare che è possibile sono oggi i sorrisi della piccola Falak, del fratellino Houssein, di mamma Yasmine e di papà Suliman, famiglia di profughi siriani arrivata nel nostro Paese attraverso un corridoio umanitario.
Ad aprirlo è stato un accordo firmato lo scorso dicembre con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese. Prevede la concessione di mille visti umanitari per profughi che appartengono a categorie vulnerabili (come Falak, che è malata e bisognosa di cure) , individuati in Libano, Egitto, Etiopia e Marocco.
Le spese di viaggio e di accoglienza sono a carico della organizzazioni che hanno promosso il progetto e sono finanziate anche attraverso l’8 per mille. Chi arriva non verrà lasciato solo, ma inserito in percorsi di integrazione, a cominciare dall’apprendimento della lingua italiana.
La famiglia Al Hourani è originaria di Homs, città rasa al suolo, uno dei simboli della tragedia siriana. Due anni fa è fuggita in Libano, stamattina è sbarcata all’aeroporto di Fiumicino. “La porta è finalmente aperta. Ora si apre la strada anche a tutte le altre famiglie, che già stanno facendo il loro riconoscimento e fornendo le impronte digitali in Libano” commenta il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo.